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  • News 2022

    Secondo Eurostat nel 2021, il numero totale di passeggeri che hanno viaggiato in aereo nell’Ue è stato di 373 milioni, con un aumento sostanziale del 35% rispetto al 2020, dopo il forte calo del 73% (rispetto al 2019) dovuto alle restrizioni del periodo covid. Guardando all’anno pre-pandemico del 2019, quando il numero totale di passeggeri ha raggiunto 1,04 miliardi di persone, il numero di passeggeri nel trasporto aereo è diminuito del 64%. Ma secondo le previsioni di Iata, nel 2023 il numero di passeggeri supererà la soglia dei quattro miliardi per la prima volta dal 2019, con 4,2 miliardi di viaggiatori che dovrebbero volare. I rendimenti dei passeggeri, tuttavia dovrebbero diminuire (-1,7%) poiché i costi dell’energia leggermente inferiori vengono trasferiti al consumatore, nonostante la domanda dei passeggeri cresca più rapidamente (+21,1%) rispetto alla capacità dei passeggeri (+18,0%). I dati Eurostat mostrano intanto che nel 2021 tutti gli Stati membri, ad eccezione della Finlandia (-16%), hanno registrato un aumento del numero di passeggeri che viaggiano in aereo rispetto al 2020. Questi aumenti variano tra gli Stati membri, dal +10% in Irlanda, al +16% % in Svezia e +17% in Lettonia a +86% in Grecia, +105% a Cipro e +129% in Croazia. L’Italia si posiziona al sesto posto con un aumento oltre la media di circa il 45%. Il trasporto extra-UE di passeggeri ha rappresentato nel 2021 il 39% del totale del trasporto aereo di passeggeri.

    Il predominio schiacciante della più grande agenzie online d’Europa (Booking) continua a sfidare gli albergatori, che vedono come stia assorbendo sempre più prenotazioni, conferendole un potere che continua a tradursi in condizioni più impegnative per loro. Secondo i dati pubblicati da Hotrec, le ota rappresentano il 27,1% delle vendite alberghiere nel continente europeo. Di questa percentuale, Booking rappresenta il 71,2%, leader praticamente in tutti i Paesi e molto distante dai concorrenti. Dal canto suo, Expedia ha chiuso il 2021 con una quota del 12,5%, ben lontana dal 16,3% che occupava prima della pandemia, percentuale che manteneva dal 2013. Il calo delle prenotazioni nel nostro Paese si traduce in un aumento di questa , prendendone il 20%. Secondo il rapporto, la perdita di potere dell’ota americana nel vecchio continente potrebbe essere dovuta al fatto che è fortemente dipendente dagli hotel di lusso e business delle grandi città che sono state fortemente colpite durante la pandemia. HRS è senza dubbio l’agenzia online più colpita dalla pandemia e dall’aumento delle prenotazioni. Nove anni fa superava persino Expedia in quota di mercato (16,6%), ma ora è crollata a un misero 6,7% e a un ridicolo 1,8% in Spagna.

    Nei trent’anni di attività, l’Isnart ha fotografato la progressione del turismo in Italia. Nel 1990 le presenze turistiche erano 252 milioni, mentre nel 2022 sono arrivate a 436 milioni e  quel che conta è che siamo passati da 84 milioni di turisti stranieri nel 1990 a 220 milioni del 2019 (+160%). A cambiare è anche la tipologia dei consumi: risultano infatti in forte crescita i turisti che acquistano prodotti enogastronomici tipici (passando dal 26% del 2008 al 34% nel 2019) e quelli che spendono per la fruizione di beni culturali (biglietti di accesso/card/guide musei), che passano dal 16% al 24%. Per quanto riguarda l’anagrafica d’impresa del settore, nel terzo trimestre 2022 le imprese di alloggio e ristorazione sono 461mila con quasi 2 milioni di addetti. Rispetto al 2010, c’è stato un aumento del 20% delle imprese registrate e del 32% degli addetti, un dato che ben fotografa il peso crescente della filiera del turismo nel complesso dell’economia del nostro Paese.

    Non accenna a rallentare la crescita del mercato immobiliare alberghiero in Italia, in base alle stime di Gabetti il volume di transizioni quest’anno è destinato a superare quello del 2021 in quanto già nel primo semestre del 2022 è stata registrata la metà di tutto il transato dell’anno precedente. Il valore complessivo annuo dovrebbe arrivare a superare un totale di 1,2 miliardi di euro. L’attrattività del mercato italiano è destinata, ad aumentare ancora anche per la volontà di numerose strutture ricettive a riposizionarsi verso l’alto di gamma. “Incrociando l’interesse degli investitori internazionali e il Pnrr, che ha pianificato 1,8 miliardi di euro nella riqualificazione alberghiera (su 2,4 miliardi destinati al turismo) si prevede che nel 2023-2025 ci sarà un’ulteriore galoppata di questo settore. Fattore che ci fa ipotizzare una crescita dei valori degli alberghi a +35%”.

    Confrontando i dati del 2019 con quelli del 2022, BizAway rileva un incremento della spesa per il business travel, accompagnato da una crescita parallela del numero effettivo di prenotazioni. È però innegabile che l’emergenza sanitaria, il conflitto russo-ucraino e i conseguenti rincari hanno messo sotto pressione il settore dei viaggi aziendali e il suo recupero completo rispetto al 2019. Nel 2022, a livello generale, c'è stata una ripresa della spesa, condizionata anche dall’inflazione, mentre le prenotazioni hanno registrato una crescita più lenta. Non è così per i clienti di BizAway che al momento hanno raggiunto la soglia del 70% dei livelli pre-pandemia in entrambe le voci. Nello specifico, le spese effettuate per il business travel, nel 2022, sono al 69,31% e mentre la percentuale delle prenotazioni è al 68,06% rispetto al 2019.