Si è tenuta a Roma, presso Villa Miani, la serata conclusiva del Velista dell’Anno, la manifestazione organizzata da Acciari Consulting e giunta alla XII edizione.
Quest’anno per i candidati c’è stata un’indicazione popolare e la votazione di una giuria d’eccezione che ha visto coinvolti il Presidente della Federazione Italiana Vela, Carlo Croce, la Presidente di UCINA Confindustria Nautica, Carla Demaria, il Vice Segretario Generale del CONI e responsabile della preparazione olimpica, Carlo Mornati, il Presidente di Roma 2024, Luca Cordero di Montezemolo, e Alberto Acciari ideatore e segretario del Premio.
Il premio Velista dell'Anno è stato assegnato a Giulia Conti e Francesca Clapcich per gli straordinari risultati ottenuti nel 2015, con una storica "tripletta" che le ha viste conquistare il titolo italiano, europeo e mondiale nella classe Olimpica acrobatica 49er FX.
Il TP52 Enfant Terrible di Alberto Rossi è la Barca dell'Anno. “Un premio per una stagione da protagonista coronato dalla vittoria al Campionato del Mondo ORC 2015 a Barcellona” - ha commentato Carla Demaria, Presidente di UCINA, consegnandogli il trofeo – “ma è anche un premio al suo team capace di eccezionali risultati che da cinque anni lo proietta al vertice delle classifiche mondiali”.
Roberto Tomasini Grinover è stato proclamato Armatore - Timoniere dell'Anno in virtù dei risultati ottenuti con il suo Maxi 72 Robertissima III. Il premio Circolo dell’Anno è andato al Barcola Grignano.
(Per maggiori informazioni: www.ucina.net)
Si è tenuta a Roma, presso la storica location di Villa Miani, la serata conclusiva del Velista dell’Anno, la manifestazione organizzata da Acciari Consulting e giunta alla XII edizione.
Quest’anno per i candidati c’è stata un’indicazione popolare e la votazione di una giuria d’eccezione che ha visto coinvolti il Presidente della Federazione Italiana Vela, Carlo Croce, la Presidente di UCINA Confindustria Nautica, Carla Demaria, il vice segretario generale del CONI e responsabile della preparazione olimpica, Carlo Mornati, il Presidente di Roma 2024, Luca Cordero di Montezemolo, e Alberto Acciari ideatore e segretario del Premio.
Il premio Velista dell'Anno è stato assegnato a Giulia Conti e Francesca Clapcich per gli straordinari risultati ottenuti nel 2015, con una storica "tripletta" che le ha viste conquistare il titolo italiano, europeo e mondiale nella classe Olimpica acrobatica 49er FX.
Il TP52 Enfant Terrible di Alberto Rossi è la Barca dell'Anno. “Un premio per una stagione da protagonista coronato dalla vittoria al Campionato del Mondo ORC 2015 a Barcellona” - ha commentato Carla Demaria, Presidente di UCINA, consegnandogli il trofeo – “ma è anche un premio al suo team capace di eccezionali risultati che da cinque anni lo proietta al vertice delle classifiche mondiali”.
“Questo è un mondo che esprime una passione straordinaria” – ha aggiunto Demaria – “che ho ritrovato anche nel calore che mi è stato manifestato questa sera per il grande lavoro svolto da UCINA Confindustria Nautica a favore di tutta la filiera produttiva e dell’utenza”.
Roberto Tomasini Grinover è stato proclamato Armatore - Timoniere dell'Anno in virtù dei risultati ottenuti con il suo Maxi 72 Robertissima III. Il premioCircolo dell’Anno è andato al Barcola Grignano.
Per maggiori informazioni:
UCINA - Ufficio Stampa
Antonio Vettese
Tel +39 335 7366723
vettese@ucina.net
Laura Colombo
Tel +39 010 5769812
press@ucina.net
Non sapendo se applicare o meno l’Iva turistica al 10% i Marina resort sono fermi e soprattutto la richiesta di contratti da parte dei clienti esteri, che notoriamente anticipa la stagione, è di fatto paralizzata.
L’allarme è stato lanciato da UCINA che ha portato la questione all’attenzione del Governo in una serie di incontri che hanno consentito all’Associazione di analizzare le questioni in campo, sia da un punto di vista economico, sia tecnico-giuridico, al fine di sanare l’illegittimità parziale della norma sui Marina resort.
Insieme ad Assomarinas ed Assonat è stato possibile rappresentare lo stato del mercato, che da un lato vede l’impossibilità di stipulare nuovi contratti, ma anche di rinnovare quelli in scadenza. La situazione è resa ancor più paradossale per via delle tre Regioni – Friuli V.G., Emilia R. e Liguria – che hanno una normativa propria, che riconosce l’applicazione dell’Iva turistica al 10% agli ormeggi inferiori all’annualità.
Nel frattempo anche la Campania si è attivata per procedere a legiferare, grazie all’azione dell’Associazione Nautica Regionale Campana, associata UCINA, e al supporto dell’Associazione nazionale, con un emendamento presentato alla Legge regionale di stabilità. Risulta che anche la Sardegna si stia attivando per fare altrettanto. La norma sul riconoscimento dei marina resort è stata varata nella Legge Sviluppo dell’agosto 2014, confermata con validità di un anno nella Legge di Stabilità 2015 e resa permanente nella Legge di Stabilità 2016. Vi si prevede che gli ormeggi stagionali sono equiparati alle strutture turistico ricettive all’aria aperta e questo comporta l’applicazione dell’Iva turistica al 10%.
Il ricorso alla Corte Costituzionale della Regione Campania ha comportato una sentenza di parziale illegittimità della norma, laddove non contempli che il decreto attuativo che fissa i requisiti minimi delle strutture preveda l’intesa della Conferenza Stato-Regioni.
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Ad oggi sono migliaia coloro che lavorano come marittimi del diporto e trovano sempre maggiore difficoltà a vedere rinnovati i loro certificati di competenza. L’allarme, fino ad oggi inascoltato, è stato lanciato da UCINA nel corso di un incontro con i vertici del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Già in passato l’Italia ha adottato norme di recepimento della Convenzione internazionale STCW (che regola la materia) ben più restrittive di quelle di altri Paesi europei, che ha determinato una fuga di lavoratori verso l’estero, in particolare in Gran Bretagna.
UCINA insieme all’associata Italian Yacht Master, l’Associazione dei comandanti italiani di navi da diporto, ha presentato le osservazioni alla bozza di decreto attuativo predisposto dagli uffici del ministero e volto a dare attuazione agli aggiornamenti della normativa internazionale.
Ai più stretti collaboratori del Ministro è stato chiesto che sia sfruttato ogni possibile utile spazio interpretativo a favore della marineria italiana. Innanzitutto: l’allineamento dei mesi di navigazione necessari ai fini del rinnovo dei certificati a quanto avviene in Gran Bretagna; il riconoscimento della validità della navigazione effettuata su tutte le tipologie di unità sopra le 80 GT (gross tonnage), anche quelle in uso privato, ai fini del rinnovo dei certificati mercantili, purché svolta nella funzione del certificato posseduto o in quella immediatamente inferiore nel grado, similmente a quanto fanno inglesi, francesi, spagnoli, greci; il riconoscimento dei corsi di addestramento effettuati nella Comunità europea, necessari al conseguimento e il rinnovo dei certificati di Competenza STCW; il riconoscimento della navigazione effettuata su navi battenti bandiera estera, così come fatto da altri Paesi europei; la riduzione del periodo di addestramento necessario per le “Funzioni equivalenti”, limitandolo a ventiquattro mesi, cioè una durata pari al doppio dei requisiti minimi previsti dalla Convenzione STCW, peraltro in aderenza alle indicazioni prescritte dal Parlamento; l’accettazione di tutte le possibilità alternative all’effettuazione dell’intero periodo di navigazione effettiva necessario ai fini della riconvalida dei certificati, così come vengono fornite dalla convenzione STCW, ad esempio attraverso la frequentazione di corsi di formazione sostitutivi del periodo di navigazione.
Un altro tema cruciale è quello di scongiurare l’abrogazione della norma che regola i Rapporti tra titoli professionali marittimi e titoli professionali del diporto.
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Di fatto la pronuncia della Corte Costituzionale rende impossibile firmare un contratto di ormeggio.
Senza un rapido intervento si mette a rischio la stagione estiva.
Non sapendo se applicare o meno l’Iva turistica al 10% i Marina resort sono fermi e soprattutto la richiesta di contratti da parte dei clienti esteri, che notoriamente anticipa la stagione, è di fatto paralizzata.
L’allarme è stato lanciato da UCINA Confindustria Nautica che ha portato la questione all’attenzione del Governo in una serie di incontri che hanno consentito all’Associazione nazionale di categoria di analizzare le questioni in campo, sia da un punto di vista economico, sia tecnico-giuridico, al fine di sanare l’illegittimità parziale della norma sui Marina resort.
Insieme ad Assomarinas ed Assonat è stato possibile rappresentare lo stato del mercato, che da un lato vede l’impossibilità di stipulare nuovi contratti, ma anche di rinnovare quelli in scadenza. La situazione è resa ancor più paradossale per via delle tre Regioni – Friuli V.G., Emilia R. e Liguria – che hanno una normativa propria, che riconosce l’applicazione dell’Iva turistica al 10% agli ormeggi inferiori all’annualità.
Nel frattempo anche la Campania si è attivata per procedere a legiferare, grazie all’azione dell’Associazione Nautica Regionale Campana, associata UCINA, e al supporto dell’Associazione nazionale, con un emendamento presentato alla Legge regionale di stabilità. Risulta che anche la Sardegna si stia attivando per fare altrettanto.
“Senza un rapido intervento legislativo, avremo 3-5 Regioni con Iva al 10% e le altre con Iva al 22%.” – ricorda Carla Demaria, Presidente di UCINA – “Dopo gli incontri con i diversi responsabili di Governo interessati dalla vicenda, avuti durante questa settimana, siamo fiduciosi in una soluzione, ma occorre fare presto. Diversamente ogni sforzo finora fatto per rilanciare il settore sarebbe vano”.
La norma sul riconoscimento dei marina resort è stata varata nella Legge Sviluppo dell’agosto 2014, confermata con validità di un anno nella Legge di Stabilità 2015 e resa permanente nella Legge di Stabilità 2016. Vi si prevede che gli ormeggi stagionali sono equiparati alle strutture turistico ricettive all’aria aperta e questo comporta l’applicazione dell’Iva turistica al 10%.
Il ricorso alla Corte Costituzionale della Regione Campania ha comportato una sentenza di parziale illegittimità della norma, laddove non contempli che il decreto attuativo che fissa i requisiti minimi delle strutture preveda l’intesa della Conferenza Stato-Regioni.
Genova, 4 marzo 2016
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