Il sistema termale italiano cresce in presenze e in volume d'affari, lo annuncia all'Expo di Saragozza il Presidente di Federterme Jannotti Pecci.
Saragozza, 10 settembre 2008:Il Presidente di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci, ha illustrato all'Expo di Saragozza in una conferenza stampa con i media spagnoli le nuove strategie del termalismo italiano.
Ad aprire l'incontro l'ambasciatore Claudio Moreno che ha sottolineato il nuovo trend di crescita della proposta termale italiana, evidenziato anche da una costante ricerca scientifica della cura, ma anche elemento nuovo di traino nel panorama turistico italiano. L'ambasciatore Moreno ha ringraziato Federterme per la presenza all'Expo di Saragozza e ha ricordato il ruolo di capofila della Regione Toscana nel sistema termale italiano e il ruolo di riferimento di Abano e del suo comprensorio come esperienza di rilievo da esportare .
"Noi non competiamo con la nuova moda del benessere – ha dichiarato in apertura di conferenza stampa il Presidente di Federterme Jannotti Pecci – il sistema termale cura le patologie e pone attenzione alle nuove richieste della clientela di rigenerazione psico-fisiche. Nelle strutture termali si potrà avere sempre la certezza di essere seguiti su basi medico-scientifiche".
Trovandosi all'Expo in un consesso internazionale, Jannotti Pecci ha voluto esprimere la preoccupazione per una non ancora chiara legislazione europea sulle caratteristiche di chi può definirsi struttura termale e di benessere.
Particolare interesse ha riscontrato il progetto "Terme tutto l'anno" il turismo termale come risposta ai periodi di flessione stagionale del turismo in Italia evidenziando la possibilità di fare sistema tra proposta turistica e soggiorno termale. Un progetto che trova rispondenza nell'aumentato numero di turisti stranieri che frequentano le terme specialmente in bassa stagione. "La proposta termale – ricorda Jannotti Pecci – oltre a voler superare la stagionalità mantiene una quantità di pacchetti di
soggiorno per ogni soluzione economica, garantendo la fruibilità a una clientela variegata".
I dati presentati da Federterme sono molto incoraggianti, il turismo termale rappresenta il 10% dell'industria turismo in Italia con un volume di affari, se si considerano solamente le cure termali, di 400 milioni di euro che salgono a quasi 1000 con i soggiorni alberghieri nelle strutture termali o in quelle collegate.
Il Presidente di Federterme ha presentato l'attività della Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale che è impegnata a rendere sempre più evidenti e scientificamente validati i risultati dei trattamenti curativi, di prevenzione e riabilitazione. E' un'attività che coinvolge il mondo della medicina, delle università e rappresenta una banca dati fondamentale per l'attività delle aziende termali. Oltre 370 imprese termali, in 20 regioni italiane, rappresentano una vera e propria rete nazionale che rispetta e assicura standard di qualità a garanzia della salute e del benessere del paziente, dello sportivo o ell'infortunato da riabilitare, del turista termale.
A Saragozza a margine dell'Expo nella giornata del termalismo italiano si e' svolto un work-shop tra le aziende termali italiane, i tour operator e le agenzie di viaggio spagnole. Oltre 50 sono stati gli operatori turistici spagnoli che hanno incontrato le aziende termali italiane rappresentate dalla Sa.te.ca., società di riferimento delle Terme Luigiane, dagli hotel di Abano e Montegrotto: l'Hotel Formentin Terme, l'Hotel Adriatico, il Grand Hotel Terme Montegrotto: l'Hotel Antoniano Terme, il GB Hotels, il Parco Colli Euganei, l'Hotel Mioni Royal San, dal Consorzio Terme Euganee di Abano e Montegrotto. Le adesioni arrivano da tutte le Regioni: dalla Lombardia (Terme di Boario, Terme di Trescore) alla Toscana (terme della
Versilia, società STB per le aziende Fonteverde, Grotta Giusti e Bagni di Pisa) alla Calabria (Terme Luigiane) alla Puglia (Margherita di Savoia) al Lazio con la società Acque Albume S.p.A., ossia le Terme di Roma.
Roma, 10 settembre 2008
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Via libera alla successione dei contratti a tempo determinato nel comparto delle lavanderie industriali: nuovi scenari ed opportunità per imprese e lavoratori.
Rilevante intesa raggiunta tra l’AUIL, l’Associazione Unitaria Industrie Lavanderia aderente a FISE Confindustria, e le Organizzazioni Sindacali di categoria in materia di contratti a tempo determinato e lavoro stagionale.
È stato siglato, infatti, l’avviso comune raggiunto in ossequio al dettato legislativo dell’art. 5, comma 4-ter, del D.Lgs. n.368/2001, così come modificato dalla legge n. 247/2007. In pratica, grazie all’accordo concluso tra imprenditori e sindacato, si è applicata quella parte della norma che prevede il rinvio legislativo alla contrattazione nazionale in tema di “attività stagionali”. Una caratteristica della prestazione lavorativa che trova nelle lavanderie industriali - soprattutto in quelle che legano il proprio core business al mondo turistico e della ristorazione - ampia corrispondenza.
Con l’avviso comune che è stato sottoscritto da AUIL, FEMCA CISL, FILTEA CGIL e UILTA UIL si è concordato che la disciplina sulla successione dei contratti a tempo determinato di cui all’art.5, comma 4-bis, del D.Lgs. n. 368/2001, “non trova applicazione in quelle aziende di lavanderia industriale, interessate allo svolgimento di attività stagionali, individuate attraverso intese territoriali sottoscritte dalle rappresentanze delle parti firmatarie del contratto nazionale di lavoro”.
Il vantaggio, per le imprese del settore, risulta evidente: da un lato, viene meno l’obbligo per i datori di lavoro all’assunzione a tempo indeterminato, una volta superati i trentasei mesi (comprensivi di proroghe e rinnovi) di utilizzo a tempo determinato del lavoratore; dall’altro, ed è altrettanto rilevante, decade il vincolo alla stipula “per una sola volta” di un ulteriore successivo contratto, consentendo quindi più contratti di assunzione a tempo determinato a favore di un medesimo dipendente.
Per l’intero comparto delle industrie di lavanderia, l’avviso comune rappresenta un passo in avanti verso stabilità produttiva e modernizzazione del rapporto datore di lavoro/dipendente.
Per l’AUIL - guidata dal presidente Maurizio Genesini e recentemente salita agli onori della cronaca per l’innovativo CCNL di settore - un traguardo in più per il miglioramento delle opportunità lavorative a favore delle imprese associate e dei loro dipendenti.
Roma, 16 luglio 2008
Per informazioni:
Emanuele Mùrino – Responsabile Stampa e Comunicazione AUIL
e.murino@fise.org – tel. 06/99.69.579
Italia, il mare più caro d'Europa
Expedia: in Spagna si spende la metà
Il mare che bagna le coste italiane è tra i più salati d'Europa. Noleggiare una sdraio in uno stabilimento balneare del Belpaese costa 7,55 euro al giorno, quasi il doppio rispetto alla Spagna, mentre la spesa media europea è di 6,07 euro. Sono i dati di uno studio internazionale dell'agenzia turistica online Expedia sui prezzi delle spiagge di 14 Paesi europei. Il primato spetta a Germania e Francia. Terza l'Italia.
Così mentre per prendere la tintarella su una sedia a sdraio italiana si sborsano in media 7,55 euro giornalieri, tariffe maggiori vengono applicate solo in Francia e in Germania, dove godersi il mare comodamente stesi su un lettino può costare, rispettivamente, 12,50 euro e 7,65 euro. A sorpresa i servizi più economici vengono offerti, invece, dagli stabilimenti inglesi (solo 3,10 euro giornalieri per il noleggio della sdraio), mentre restano gettonatissime, perché più economiche ma anche più assolate, le spiagge spagnole. Qui noleggiare una sdraio costa solo 4,30 euro al giorno, anche se esistono significative differenze di prezzo tra le varie isole: se una sdraio alle Canarie può costare 3,50 euro, a Maiorca può superare i 5 euro.
Nello studio basato sui prezzi applicati dagli stabilimenti balneari nei principali luoghi di villeggiatura di Germania, Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Croazia, Grecia, Turchia, Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Svezia e Norvegia, risulta anche che la costa ellenica è seconda in classifica per economicità del servizio di noleggio di sdraio, con un prezzo giornaliero medio di 4,10 euro. La Turchia, poi, con 5,50 euro si posiziona al di sotto della media europea. Sull'altra sponda rispetto all'Italia si colloca, infine, la Croazia, che rappresenta la grande alternativa alla costa adriatica nostrana. Le strutture di questo Paese permettono di godere delle stesse acque meravigliose ad un prezzo giornaliero medio di 4,20 euro
“Niente di nuovo- osserva Renato Papagni, il Presidente di Assobalneari Italia, l’associazione che riunisce gli imprenditori balneari aderenti al sistema Federturismo- Confindustria - sappiamo bene che i nostri servizi alla balneazione sono tra i più cari di Europa. Mi chiedo anche: quale altro paese dell’Unione Europea sconta sul mare un’IVA al 20%? La Spagna sta al 5%, ben 15 punti percentuali in meno che permettono ai concessionari demaniali spagnoli di praticare prezzi nettamente inferiori ai nostri.
Questo è il motivo- continua Papagni- per il quale stiamo chiedendo alla nuova compagine governativa una completa rivisitazione del sistema “mare” con attenzione particolare alla questione IVA.
La nostra strategia è quella di puntare ad un progressivo ridimensionamento dell’aliquota, che potrebbe finalmente permetterci di:
- allinearci con i Paesi europei sulle aliquote richiamate in precedenza e sulle tariffe finali offerte all’utenza;
- modernizzare il sistema delle imprese nel suo complesso,
- poter ricalibrare gli studi di settore,
Solo così possiamo pensare di riacquistare competitività sul Mediterraneo.”
(Per maggiori informazioni: comunicazione@assobalneariroma.it)