Dall’ultima ricerca pubblicata da Mabrian Technologies emerge un dato molto confortante che fa leva sulla percezione di safety dei viaggiatori verso la destinazione Italia: sulla base dell’analisi delle mention online relative al turismo verso l’Italia fatte dalla stessa penisola ma anche da Francia, Spagna, Germania e UK, il picco della correlazione tra Covid-19 e turismo italiano risale al 18 marzo. Secondo la ricerca realizzata dalla piattaforma, oggi il 93% delle social mention europee relative al turismo italiano non ha nessuna correlazione con il virus.
Analizzando la percezione della sicurezza, risulta come il Security Perception Index italiano sia fortemente diminuito nei mesi scorsi, subendo un crollo tra il 22 marzo e il 14 aprile, ma ora la percezione della sicurezza del nostro Paese, come destinazione turistica, è tornata quasi ai livelli pre-crisi in tutti i nostri principali mercati emettitori.
Secondo quanto stimato a maggio dal Touring Club le principali mete domestiche dei lombardi sono l’Emilia Romagna, la stessa Lombardia e il Trentino Alto Adige. Seguono Toscana, Veneto e Liguria. Una fetta più piccola è rappresentata da Marche e Sardegna . Quali saranno i potenziali effetti sul settore nel momento in cui gli italiani potranno nuovamente viaggiare e quali regioni possono “guidare” la ripresa turistica? Secondo i più recenti dati Istat le prime cinque regioni per residenti sono Lombardia (10 milioni di abitanti), Lazio (5,9 milioni), Campania (5,8 milioni), Sicilia (5) e Veneto (4,9): da sole rappresentano ben il 52% della popolazione italiana, composta da circa 60 milioni di persone.
Dopo il lungo lockdown, gli italiani vogliono tornare a viaggiare, ma in modo sicuro secondo un recente sondaggio condotto da Eden Viaggi su un campione di oltre 10mila connazionali. Il 63% degli intervistati ha dichiarato che pensa di tornare a viaggiare appena ce ne sarà la possibilità e rilevante è anche il fatto che, in generale, il 53% delle persone preferirebbe per quest’anno restare nel nostro Bel Paese. Ben il 39% degli intervistati aveva già prenotato le vacanze per i ponti primaverili o per l’estate prima che l’emergenza Covid-19 esplodesse in Italia: il 33% di loro dichiara di averle prenotate proprio in Italia, il 26% in un altro Paese dell’Unione Europea e il 41% nel resto del mondo.
Il 15,5% delle imprese italiane a rischio fallimento - addirittura il 18,9% nel settore turistico - nel caso in cui si dovessero verificare nuove ondate di Covid19, con ulteriori lockdown che potrebbero durare fino a sei mesi secondo quanto dichiarato dagli analisti di Cerved Rating Agency nello studio “Evolution and impacts of the Covid-19 pandemic emergency on Italian non-financial corporates”. Secondo l'analisi, con un peggioramento così marcato dello scenario macroeconomico e un elevato rischio Paese, con un nuovo contagio la probabilità di default triplicherebbe (dal 4,9% attuale al 15,5%), con punte del 22% nelle costruzioni, del 19,1% in hotel e ristorazione, del 18,9% nei servizi turistici.
L'associazione di categoria aderente a Confindustria chiede regole certe per la riapertura e denuncia che l'inerzia del governo sta obbligando gestori, ormai disperati, a trovare escamotage e ad esercitare attività abusiva Da oltre tre mesi, dal 23 febbraio 2020, le nostre attività sono state sospese, siamo stati costretti alla chiusura forzata a colpi di DPCM. Alcuni imprenditori e altri soggetti, anche istituzionali, del nostro settore hanno escogitato una strategia per riaprire i propri locali “discoteca” mediante la temporanea sospensione della propria autorizzazione amministrativa di pubblico spettacolo, cosi da esercitare la sola attività di somministrazione alimenti e bevande (che a tutt’oggi è consentita).