Sarà una stagione turistica in salita per tutto il settore dell’ospitalità ma le 2650 aziende che offrono vacanze all’aria aperta in Italia sono determinate a reagire ed a riaprire i battenti. Anche se si dovranno osservare norme comportamentali e protocolli di sicurezza il mondo del campeggio e dei villaggi turistici resta una delle poche opportunità per condurre vacanze adeguate nell’estate del 2020.
Giuseppe Vinella è stato confermato per il biennio 2020/2022 alla presidenza di Anav, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese private del settore del trasporto di passeggeri con autobus.
Confindustria alberghi ha presentato a MEF, MISE, MIBACT eMinistero del lavoro e delle politiche sociali “Un gigante chiamato industria turistico-alberghiera”, l’analisi realizzata con CDP Think Tank, EY Hospitality e CDP Investimenti SGR
Iata aggiorna i dati diffusi il 24 marzo (perdita di 76 miliardi e calo della domanda del 46% per le compagnie aeree europee) e nel 2020 la potenziale perdita di ricavi sale a 89 miliardi di dollari, con una domanda passeggeri in calo del 55% rispetto al 2019. Secondo l’associazione, l’attuale collasso del 90% nel traffico aereo mette a rischio circa 6,7 milioni di posti di lavoro (dai 5,6 milioni della precedente stima), con un impatto negativo sul Pil europeo di 452 miliardi di dollari.
Phocuswright ha analizzato lo stato d'animo dei viaggiatori al tempo del Covid-19. Indipendentemente dalle restrizioni imposte dai vari Paesi, c'è ancora molta paura individuale anche se tutti stanno cercando delle buone motivazioni per tornare a viaggiare. In America, Germania e Francia l'incoraggiamento può essere dato dal calo dei contagi, ma l'asticella dell'ottimismo inizia ad alzarsi debolmente solo a giugno, per poi aumentare lentamente fino a settembre.
Secondo Demoskopika la media italiana dei turisti che trascorrono nella propria regione le vacanze è del 17,21%. Nello specifico in Sicilia il 40,59%, in Sardegna il 29,06%, in Campania il 26,63% e in Lombardia il 21,37%. Il Piemonte si ferma al 18,20%, il Trentino-Alto Adige al 5,94%.
Gli italiani partirebbero già nel 2020, se si presentassero tutte le condizioni per tornare a bordo. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Risposte Turismo, su un campione significativo di oltre 900 appassionati di crociera distribuito per classi di età, provenienza e compagni di viaggio. Nel dettaglio, tra quelli che hanno prenotato o avevano in programma di prenotare una crociera nel 2020 – l’84% del totale degli intervistati – due terzi si sono detti pronti a salire a bordo se l’offerta riprenderà, mostrando come l’emergenza sanitaria non abbia intaccato le proprie intenzioni. Tra coloro che, invece, non avevano in programma una crociera nel 2020 (il 16% del totale), la maggioranza non cambierà in futuro la propria preferenza per questo tipo di prodotto.
Nel solo mese di marzo, gli aeroporti italiani hanno perso oltre 11,5 milioni di passeggeri con una flessione del traffico che, da alcune settimane, si è assestata complessivamente ad un sostanziale -100%. Secondo le previsioni effettuate prima dell’emergenza sanitaria, il traffico in Italia avrebbe dovuto raggiungere, alla fine del 2020, la quota di circa 200 milioni di passeggeri. Le attuali stime invece, dicono che l’anno in corso potrebbe chiudersi con una perdita di 120 milioni di unità rispetto alle previsioni.
L'Unwto stima che il 96% di tutte le destinazioni nel mondo abbia imposto una qualche forma di restrizione ai viaggi. In pratica ogni Paese in Africa, Asia-Pacifico e Medio Oriente ha viaggi limitati, mentre in Europa la percentuale è del 93% e nelle Americhe del 92%. Il rapporto dell'Unwto rileva che il 44% delle destinazioni ha introdotto un divieto generale per i visitatori di alcuni Paesi. Ciò concretamente si tradurrà in milioni di perdite di posti di lavoro e probabilmente bloccherà una crescita economica sostenibile.
Il Wttc, a distanza di un mese, aggiorna i dati sulla perdita dei posti di lavoro nel settore dei viaggi e del turismo che da 75 milioni riporterebbe una crescita del 30%, con una previsione di taglio pari a 100 milioni. Dei 100,8 milioni di posti di lavoro a rischio, quasi 75 milioni di essi si collocano nei Paesi del G20.
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