L’Unione europea chiuderà il 2021 con una diminuzione degli arrivi turistici internazionali attorno all -60% secondo l’ultimo studio dell’European Travel Council (Etc), che evidenzia finora un calo del 77% rispetto ai livelli pre-pandemici, con gli stati più dipendenti dai mercati a lungo raggio ad essere maggiormente colpiti dalla flessione. Inoltre, anche se la domanda di viaggi nell’Ue viene data in lieve ripresa, il raggiungimento dei livelli pre-Covid non dovrebbe avvenire fino al 2024.
In particolare, la Grecia – primo paese ad aprire le frontiere ai viaggiatori vaccinati – ha registrato il maggior numero di pernottamenti; solo il 19% in meno rispetto al 2019, ma gli arrivi stranieri sono stati relativamente bassi. Per il resto, le performances migliori sono state quelle messe a segno soprattutto nella regione dell’Europa sudorientale: la Croazia ha accolto 1,9 milioni di turisti a settembre – il 37% in meno rispetto ai livelli pre-pandemia. Un buon rimbalzo degli arrivi è stato registrato anche dal Montenegro, con un calo del 44% rispetto al 2019, dal Lussemburgo (-45%) e da Monaco (-46%).
Il miglioramento osservato nei mesi estivi è avvenuto grazie alla domanda interna di viaggi aerei e all’istituzione del certificato digitale Covid dell’Ue. Rispetto ai livelli di attività del 2020, i tassi di occupazione in Europa sono stati i più bassi del mondo, raggiungendo solo il 10,5%. D’altra parte, le tariffe medie giornaliere (Adr) sono salite del 6,5 %, contribuendo a un aumento del 17,7% dei ricavi per camera disponibile.