- La soglia di spesa per ottenere il Tax Free in Italia, con 154,94 euro, attualmente è la più alta d’Europa;
- Ridurre la soglia a 70 euro per consentire ai turisti extra-UE lo sgravio dell’IVA e migliorare la shopping experience costerebbe 13,2 milioni di euro all’anno;
- 3,1 miliardi è la stima della spesa per lo shopping dei turisti extra UE in Italia nel 2019;
- Secondo i dati ENIT, è previsto un ritorno del 95% dei flussi turistici pre-pandemia solo nel 2024.
Milano, 24 novembre 2021
L’Italia è il Paese europeo meno attrattivo per lo shopping rivolto ai turisti internazionali. È quanto emerge dalla ricerca curata da Mercatus grazie ai contributi di ENIT, Federturismo, Federmoda, Global Blue, Rinascente e McArthurGlen Group. I turisti extra-UE, infatti, possono beneficiare degli acquisti tax free recuperando l’IVA sui prodotti comprati, ma la normativa italiana prevede un limite minimo di spesa (MPA - Minimum Purchase Amount) per usufruire del beneficio fiscale pari a 154,94 euro: il più alto attualmente in vigore in Europa.
A livello UE, come evidenziato dallo studio, la Francia – che precedentemente era il Paese con l’MPA più elevato - ha appena ridotto la propria soglia portandola a 100 euro. Alcuni Paesi hanno un limite fissato a 50 euro, come Portogallo, Belgio, Paesi Bassi o Grecia. Per altri ancora la soglia è addirittura zero, come il caso di Spagna, Germania e Irlanda. Ne deriva la mancanza di competitività del fisco italiano rispetto a quello dei vicini Paesi europei, che utilizzano la leva del tax free shopping per attrarre i turisti internazionali, incentivandoli a comprare nel proprio Paese e generando conseguentemente benefici economici per l’intero indotto.
La ricerca prende in esame alcune proposte di modifica normativa per ridurre questa soglia (c.d. MPA), ipotizzando di abbassarla a 70 euro. Ciò da un lato determinerebbe per lo Stato una perdita del gettito IVA per gli acquisti nella fascia di spesa tra i 70 e i 154,94 euro, in quanto il turista avrebbe diritto al rimborso IVA in un segmento di prezzo attualmente esente; dall’altro lato tuttavia questo genererebbe una maggiore attrattività del sistema Paese per lo shopping tax free, con conseguenti ricadute positive su tutta la filiera, dovute all’aumento della domanda e della propensione allo shopping.
I benefici sarebbero molteplici, come dimostrato dallo studio. L’abbassamento dell’MPA, infatti, produce un significativo effetto moltiplicatore sull’economia, con positivi impatti diretti (un inferiore prezzo medio dei prodotti che ne aumenterebbe la domanda) e indiretti (l’aumento dello shopping come leva per l’incremento dell’attività turistica, che genera a sua volta benefici sull’intero territorio). La riduzione della soglia per attivare il tax free shopping costituisce pertanto una leva decisiva per l’indotto e per l’aumento stesso del Pil, riuscendo più che a compensare le perdite derivate dal mancato gettito IVA.
Il costo della modifica normativa – quantificato in media in 13,2 milioni di euro all’anno – è stato elaborato alla luce del tasso di recupero dei flussi turistici internazionali previsionali di ENIT per il triennio 2022-2024: secondo ENIT, infatti, solo nel 2024 si ritornerà al 95% dei livelli pre-pandemia del 2019. Dalla stessa analisi, inoltre, emerge che vi sarà un ingresso massivo di turisti a più bassa propensione di spesa – come gli americani (+514,1% nel febbraio 2022) – a scapito di quelli alto spendenti come cinesi e russi.