La pandemia nel 2020 ha fatto mancare all’Italia 27 miliardi di entrate che arrivavano dalla spesa dei turisti stranieri, in calo del 60,9% soprattutto per il turismo culturale. Il calo dei turisti extra Ue è stato più alto più della media, in connessione con le più severe restrizioni all’ingresso e con la maggiore distanza geografica. Tra i paesi europei è cresciuto il peso degli arrivi da quelli confinanti. La pandemia ha dissuaso più i viaggiatori pernottanti di quelli non pernottanti (escursionisti); per i primi si è allungata la durata media del viaggio, suggerendo che l’emergenza sanitaria ha inciso più sulle scelte individuali circa il margine estensivo (intraprendere un viaggio internazionale o meno) che su quello intensivo (la durata del viaggio).
I viaggi per motivi personali, in particolare per vacanza, hanno registrato una flessione più ampia, tanto nelle entrate quanto nel numero di turisti, rispetto ai viaggi d’affari, esenti dalle restrizioni all’ingresso per molti paesi di origine; i viaggiatori per motivi di lavoro sono arrivati a rappresentare quasi un quarto del totale.
Il calo dei vacanzieri è stato più intenso per i flussi turistici verso città d’arte e destinazioni culturali, mete scelte più frequentemente dai viaggiatori provenienti da paesi lontani e che comportano visite a luoghi chiusi (musei, chiese) e l’utilizzo di mezzi pubblici, e meno marcato per le vacanze in località balneari, sia perché maggiormente compatibili con il distanziamento sociale sia perché la stagione estiva ha pressoché coinciso con il temporaneo miglioramento dei contagi tra la prima e la seconda ondata pandemica in Italia.
Tra i paesi europei la contrazione è stata particolarmente ampia per i vacanzieri provenienti dai paesi, come la Spagna, in grado di offrire un’alternativa alle località balneari internazionali, spesso percepite durante l’emergenza sanitaria come più rischiose rispetto alle mete nazionali. Per l’Italia le entrate turistiche dall’estero sono state pari all’1% del PIL nel 2020, un peso appena inferiore a quello medio dell’Unione europea e dell’area dell’euro. Il surplus della bilancia turistica dell’Italia in rapporto al PIL, pur dimezzatosi allo 0,5%, rimane invece superiore alla media europea.
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