L’immagine che il Rapporto di previsione del Centro Studi Confindustria restituisce è quella di un’economia e una società compresse, ma anche ricche di risorse ed energie che possono e devono essere liberate. In primo luogo, occorre liberare la capacità di investimento delle imprese, con l’estensione delle scadenze dei prestiti ed altre misure per il rafforzamento della struttura finanziaria; questo è ancora più urgente nel momento in cui l’aumento del prezzo delle materie prime e dei trasporti merci sta esercitando una pressione ulteriore sul cash flow delle imprese. In seconda istanza, occorre dare nuovo impulso alla formazione delle competenze dei lavoratori italiani, giovani e donne in primis, con un sistema rinnovato e rafforzato di politiche attive, accompagnato da un parallelo schema di ammortizzatori sociali universali.
Occorre, poi, tradurre presto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in azioni ed investimenti, e i progetti di riforma in provvedimenti attuati, per dotare il Paese della Pubblica amministrazione e della qualità dei beni pubblici indispensabili per un’economia avanzata. Come mostra il Rapporto, è necessario liberare il potenziale enorme di alcuni comparti, come quello del turismo, che più di altri hanno sofferto nella pandemia e che hanno tutte le caratteristiche per contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese. Il turismo svolge un ruolo centrale, in particolare in Italia e in altre economie europee, anche per il forte impatto occupazionale, per le connessioni con gli altri settori produttivi e per il legame con le economie locali. Inoltre, i flussi turistici alimentano gli scambi con l’estero, in termini di beni, servizi e investimenti diretti. Nel 2020 gli arrivi turistici mondiali sono crollati di tre quarti, generando perdite pari al 2% del PIL mondiale e mettendo a rischio 100 milioni di posti di lavoro. Maggiormente colpite sono le categorie più deboli: giovani e donne, lavoratori meno qualificati, micro o piccole imprese. Secondo la maggior parte degli analisti, un ritorno ai livelli pre-crisi non avverrà prima del 2023 o 2024. La crisi ha accelerato la trasformazione dei modelli di business, in molteplici direzioni: tecnologie digitali, sicurezza sanitaria, impatto ambientale, attenzione al territorio. In sintesi, la parola d’ordine è turismo sostenibile, orientato anche alla domanda interna. Occorre ripensare, quindi, le politiche per il turismo, non solo per superare l’emergenza ma anche per cambiare paradigma nell’ottica di una crescita sostenibile, in campo ambientale, culturale e sociale, che includa le categorie più deboli e le comunità locali. L’Italia primeggia, a livello internazionale, per arte e cultura, ma è in ritardo nelle infrastrutture di trasporto e digitali e nella capacità dei governi di definire le priorità in materia di turismo, legate alla promozione del brand Italia e all’attrattività del Paese all’estero. Una strategia di lungo periodo necessita di una più stretta cooperazione degli attori pubblici e privati che operano nel settore turistico.
(Per maggiori informazioni: https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/congiuntura-e-previsioni/tutti/dettaglio/rapporto-previsione-economia-italiana-primavera-2021)