Una vera rivoluzione, forse temporanea, ma in grado comunque di sconvolgere gli equilibri abituali delle compagnie alberghiere tricolori secondo ciò che ha  registrato Pambianco analizzando i fatturati 2020 dei principali operatori italiani dell’ospitalità. Se nel 2019 Starhotels dominava infatti incontrastata con un fatturato di 216 milioni di euro, staccando di gran lunga il secondo player, il Gruppo Una, che seguiva a 128 milioni di euro, con la divisione alberghiera di Alpitour a chiudere il trio delle sole realtà dell’hotellerie italiana provviste di ricavi a nove cifre, lo scenario del 2020 si presenta in una veste completamente differente.


Prima di tutto, come era lecito aspettarsi data la crisi che ha colpito il settore, nessun operatore è riuscito a superare la soglia simbolica dei 100 milioni di euro di fatturato. Ma è soprattutto il ranking a essere cambiato radicalmente. La divisione alberghiera del gruppo Alpitour (che comprende Voihotels, Marsa Siclà, e società estere che gestiscono alberghi fuori dall’Italia) ha fatto in particolare uno scatto improvviso, passando dalla terza posizione alla prima della top ten, registrando una perdita di fatturato del 51% a 53 milioni di euro.
L’impresa che ha registrato le migliori performance (o meglio sarebbe dire che ha subito meno perdite) è però Hotelturist, titolare del brand Th Resorts, passata dal quarto  al secondo posto, grazie a una regressione di “solo” il 45%, a 52 milioni di euro. La sua è la minore perdita di fatturato registrata dai primi dieci gruppi italiani dell’hotellerie, che mediamente hanno accusato nel 2020 cali dei ricavi compresi tra il 60% e l’80%. Diversi i motivi di tale discrepanza: uno però è sicuramente legato al fatto che Hotelturist l’anno scorso ha acquisito alcune strutture, ampliando il perimetro della propria attività. Un altro motivo è dovuto al fatto che la stagione invernale 2019-20 è andata molto bene per il gruppo, che è leader di mercato nel segmento montagna con una quota pari al 23% circa, grazie ai suoi 1.300 posti letto tra Valle d’Aosta, Trentino e Piemonte. A tutto ciò si aggiunge infine una buona performance nell’estate dell’anno scorso, grazie alle tante destinazioni marittime della società.
Le società che hanno accusato invece i cali percentuali più alti di fatturato nel 2020 sono quelle con hotel in gran parte posizionati nelle città d’arte. Starhotels per esempio ha un portfolio molto ampio in tali destinazioni e l’anno scorso, dopo un settembre promettente, ha richiuso la maggioranza degli alberghi in Italia e all’estero, lasciandone aperti alcuni tra cui, a Milano, il Rosa Grand, che anche durante il primo lockdown è sempre rimasto attivo per accogliere protezione civile, stampa e chi continuava a viaggiare. Fatto sta che Starhotels ha registrato un calo dell’80%, perdendo la leadership in termini di fatturato e scalando in terza posizione. Il Gruppo Una, che nel 2019 era secondo nel ranking, scende al quarto posto con una flessione dei ricavi del 73% rispetto al 2019, passando da 128 milioni di euro a 34,5 milioni.
Analizzando la classifica si scopre inoltre anche che gli alberghi situati in destinazioni facilmente raggiungibili con la macchina hanno avuto la scorsa estate performance migliori, rispetto a quelli posizionati per esempio nelle isole, e raggiungibili solo con traghetto e aereo. Tutto ciò ha penalizzato tra gli altri la Sardegna, dove ci sono stati ritardi anche nei collegamenti aerei e la stagione estiva è stata brevissima: trenta giorni effettivi. A questo si aggiunge il focolaio di contagi che è scoppiato nelle discoteche nella terza settimana di agosto, che ha portato a rientri anticipati e ha chiuso di fatto la stagione. Questi fattori hanno impattato così sui bilanci di Sardegna Resorts, società di Smeralda Holding che gestisce le attività alberghiere, e che ha frenato del 66% nel 2020, registrando un fatturato di 30 milioni di euro e perdendo un posto in classifica, dalla quinta alla sesta posizione.

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