Il valore degli investimenti nel corso del 2020 in Italia è stato di circa un miliardo di euro, mentre per il 2021 la stima è di raggiungere quota 1,5 miliardi secondo la Pkf hotelexperts che conferma inoltre che tra le società di consulenza specializzate nel comparto c’è sostanzialmente consenso sui trend dell’anno in corso. La pipeline vede 100 alberghi in apertura con oltre 17 mila camere, di cui 64 in via di costruzione e 36 pianificati. Location alternative come Trieste, Bergamo, Bologna, Cortina d’Ampezzo, Perugia hanno mostrato particolare resilienza, mentre le cosiddette Big Four (Milano, Venezia, Firenze e Roma), dove si concentra il 78% dei valori patrimoniali alberghieri delle città su un totale italiano di oltre 117 miliardi, sono state penalizzate dal blocco dei flussi stranieri.
La pipeline delle nuove aperture (alcune delle quali già concretizzatesi) vede in effetti una distribuzione piuttosto consistente dei brand lungo la Penisola: si parte da Radisson Collection, Rocco Forte, Una Esperienze ed Nh Collection che puntano decisi su Milano, per poi passare a Cortina dove si stanno focalizzando ancora Radisson Collection e Falkensteiner. Tra Venezia e Mestre sono in arrivo Tribe (Accor), Nh Collection e Rosewood, mentre su Padova si concentrano le mire di Hilton Garden Inn. A Firenze si parla di Radisson Blu, ancora Nh Collection e 25Hours, a Perugia di Six Senses, a Roma di Jo&Joe, W Hotels, Radisson Blu, Doubletree, Soho House, Nh Collection, citizenM, Unahotes, Corinthia, Hilton e ibis Styles. In Sardegna ecco Kempinski e Bluserena, con Moxy che si prepara allo sbarco a Pompei. Tra Palermo e Taormina, infine, aumenta l’offerta Corinthia e Rocco Forte in Sicilia.
La ripresa, avverrà prima nel segmento leisure individual (secondo il 59% del campione), mentre per rivedere i livelli del 2019 bisognerà attendere il 2023 o il 2024 (79%), questo porterà a dei ritardi ma non a cancellazioni dei piani di investimento.
Tra le tendenze più interessanti, si assiste poi a un rafforzamento deciso dell’appeal dei resort: ben il 43% del campione ritiene possa registrare la crescita più consistente dell’offerta nei prossimi tre-cinque anni. Buone pure le prospettive degli aparthotel e dei cosiddetti serviced apartments (30%), mentre declina un po’ l’appeal degli urban hotel (2%), tradizionale target privilegiato di investitori e fondi, soprattutto stranieri, negli anni passati.
Da non sottovalutare è poi il cambio nelle priorità di sviluppo dei concept alberghieri. Come in tutto il resto del comparto turistico, cresce in particolare l’importanza del fattore flessibilità, in questo caso declinato soprattutto in ambienti capaci di coniugare allo stesso tempo le esigenze di lavoro e di svago per gli ospiti. Una tendenza che per il 23% del campione rappresenterà il fattore fondamentale attorno a cui costruire la propria offerta nel prossimo futuro. Altro elemento importante, qui in netta continuità con l’era pre-Covid, è quindi la componente esperienziale del soggiorno (19%). Rimane inoltre di rilievo il sempreverde fattore location (12%), mentre crolla l’appeal, almeno come elemento di interesse primario, dell’offerta benessere (3%) e soprattutto della presenza di un business centre (0%). Un dato quest’ultimo che peraltro contraddice le convinzioni del panel in merito alle potenziali conseguenze della diffusione della tecnologia digitale per le conferenze online: nessuno degli intervistati ritiene infatti che strumenti come Zoom possano in alcun modo influenzare la domanda business, in particolare di quella appartenente al segmento degli individuali.
(Per maggiori informazioni: https://www.pkfhotels.com/it/)