Il 12 settembre si è svolto a Napoli il convegno “I grandi yacht e i porti della nuova AdSP: le ricadute economiche e le prospettive” nel corso del quale è stata presentata la ricerca curata da Risposte Turismo sulle unità con una lunghezza superiore ai 50 metri. Il numero di unità superiori ai 50 metri è raddoppiato negli ultimi 10 anni raggiungendo nel 2017 una quota pari al 13% della flotta mondiale di yacht; quasi 4mila (3.900) le giornate di permanenza nell’area campana con oltre 1.700 giornate di ormeggi in banchina; una spesa diretta complessiva di 30,4 milioni di euro di cui 11.500 euro in spese dirette per ogni accosto, 6,4 milioni per intrattenimento e 4,6 milioni per shopping.
Tenendo conto degli effetti indiretti ed indotti che si estendono sull’intero Paese, l’attività sviluppata nel golfo genera 54,58 milioni di euro e attiva oltre 400 unità di lavoro (che implicano 9,4 milioni di euro in redditi da lavoro). Un mercato poco conosciuto, sostenuto da una crescita robusta ma che deve essere supportato con un segmento di servizi adeguati che non può limitarsi alla mera dotazione infrastrutturale ha sottolineato Pietro Spirito, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale. Molti i i punti di debolezza da perfezionare secondo la ricerca: lentezza negli adeguamenti di fondali e banchine, aree marine protette senza possibilità di approdo in rada, obblighi tecnico nautici, carenza di eventi, limiti per una soddisfacente accoglienza degli equipaggi internazionali nel periodo invernale. Criticità cui si aggiungono, secondo Roberto Neglia, rappresentante rapporti istituzionali di Ucina, la volatilità di questo particolare mercato e le mancanze generalizzate del comparto diportistico italiano: dalla questione fiscale a quella dei controlli, dalle concessioni demaniali alla mancanza delle norme attuative del nuovo codice della nautica. Fino alla difficoltà a reperire personale navigante italiano. Abbiamo recepito le norme internazionali sul lavoro marittimo nel loro significato più restrittivo. Per formare personale specializzato in Italia occorre il triplo del tempo che in Inghilterra. Per Roberto Perocchio, presidente Assomarinas, una soluzione potrebbe consistere nella creazione di distretti regionali, “meccanismo in grado di tutelare e assistere gli enormi investimenti che l’attività richiede”. “Ci aspettiamo, inoltre, una risposta definitiva del governo sulla questione delle concessioni messe in discussioni dalla direttiva europea in tema, condizione considerata necessaria per mettere in campo tutte le azioni per assicurare il futuro del settore.
Sino ad oggi – conclude Spirito – ciò che ha reso competitivi i porti della Campania è stato prevalentemente il valore naturalistico delle nostre coste. La bellezza però non basta e nonostante l’impegno degli operatori bisognerà operare su alcuni punti: ottimizzazione delle infrastrutture esistenti, destagionalizzazione, creazione di una rete tra gli operatori e di un ‘brand Campania, investimenti in formazione perché abbiamo bisogno anche di comandanti italiani per sfruttare ulteriormente l’attrattività della nostra regione”.
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