Secondo lo scenario della Global Business Travel Survey di Sap Concur, condotta da Wakefield Research su un campione di 3.750 viaggiatori in 24 Paesi, tra cui l’Italia, nonché 700 travel manager in sette mercati (Germania, Italia, Canada, Giappone, ANZ – Australia e Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti) e 600 chief financial officer in sei mercati (Germania, Canada, Giappone, ANZ, Regno Unito e Stati Uniti, il 67% dei viaggiatori d’affari italiani si aspetta che i budget per le trasferte nel 2025 rimangano invariati o diminuiscano, mentre quasi 9 viaggiatori su 10 (89%) hanno già sperimentato tagli alle indennità nell’ultimo anno.


Il 69% dei viaggiatori d’affari in Italia ammette di adottare comportamenti diversi quando viaggia per lavoro rispetto a quando si sposta per piacere. Il rapporto con la spesa. Se da un lato si è disposti a rinunciare a qualche comfort per restare all’interno della policy, dall’altro molti scelgono di investire sul proprio benessere anche senza rimborsi.
È interessante notare come i viaggiatori siano disposti a pagare di tasca propria per certi comfort, mentre altri siano molto attenti a non sforare la diaria. Suggerimenti mirati, come raccomandazioni su fornitori preferiti o tariffe aziendali più vantaggiose, aiutano a garantire il massimo comfort per il dipendente, senza costi esorbitanti per l’azienda, un’attenzione che può agire anche in direzione di un miglior rapporto tra i viaggiatori d’affari e i viaggi, considerando che quasi la metà, il 45%, dei chief financial officer intervistati ritiene che la riluttanza o il rifiuto dei dipendenti a viaggiare possa avere un impatto negativo sulla salute dell’azienda.
Per quanto riguarda la ricerca del comfort, il 21% dei dipendenti (13 punti percentuali in meno rispetto alla media dei 24 Paesi, al 34%) opta per hotel di qualità superiore o camere premium, mentre il 25% (a fronte del 33% di media globale) sceglie voli diretti anche se più costosi. Molti sono inoltre più propensi a usare trasporti privati, come Uber (29%), e a spendere di più per cenare in ristoranti migliori (29%). Le generazioni più inclini a modificare il proprio comportamento di spesa, sul totale del campione analizzato, sono la Gen Z (94%) e i Millennial (89%), seguiti dal 72% della Gen X e dal 56% dei Babyboomer.
La maggioranza dei viaggiatori (82%), pur di non rinunciare al comfort, è disposta a sostenere spese personali per rendere la trasferta più confortevole. Sul totale del campione, i più giovani sono anche i più propensi a investire nella propria esperienza: il 93% della Gen Z e l’88% dei Millennial spenderebbe di tasca propria per comfort extra, rispetto al 74% della Gen X e al 62% dei Babyboomer.
Nel frattempo, la maggior parte dei viaggiatori d’affari (69%) ha cominciato ad adottare strategie per far quadrare i conti a fine trasferta: da una maggiore attenzione a non superare la diaria, fino allo sfruttamento di ogni omaggio possibile. Oltre un terzo (33%) sceglie pasti più economici per risparmiare sulla diaria, mentre un ulteriore 18% si prepara i pasti anziché mangiare fuori. Alcuni approfittano anche di cibo e bevande avanzati (18%) e portano con sé gli omaggi di hotel e conferenze (18%).
Le differenze generazionali sul totale del campione esaminato sono marcate: il 92% della Gen Z adotta strategie per massimizzare la diaria, contro l’87% dei Millennial, il 73% della Gen X e il 64% dei Babyboomer.

(Per maggiori informazioni: https://www.concur.it/; https://wakefieldresearch.com/)