Lo studio annuale di Oliver Wyman “Aviation Fleet Forecast 2025-35” prevede da un lato la crescita del trasporto aereo pari al 2,8% annuo per i prossimi 10 anni, dall’altro, il rallentamento nelle consegne previste fino al 2030, con 2.000 aeromobili prodotti in meno rispetto a quelli ordinati.
Secondo le stime, la flotta globale dovrebbe passare dai 28mila aerei attuali ai 38mila del 2035. Insomma, la flotta commerciale sarebbe in crescita del 3% annuo, ma la capacità produttiva non riesce a seguire lo stesso ritmo.
Calcoli alla mano, afferma lo studio, parlando solo degli aeromobili a fusoliera stretta, mancheranno 1.200 aerei.
In altri termini, la capacità produttiva attuale andrebbe raddoppiata. Invece, sembra assottigliarsi sempre di più.
Airbus, ad esempio, si era impegnata a produrre 75 A320 al mese entro il 2027. Ma, a 2025 più che iniziato, la produzione è ferma a 47 aerei al mese. Per chiarire, nel 2019 si era arrivati a far uscire dalle fabbriche 59 A320 ogni 30 giorni.
Boeing non se la passa meglio: prendendo come esempio il B737 Max, attualmente la casa costruttrice deve fare i conti con il limite imposto dalla Faa di 38 aerei al mese; ma nel 2018 il picco era stato di 51 aeromobili.
Il trend, affermano gli esperti, durerà ancora almeno due anni, nei quali la produzione sarà inferiore al fabbisogno. Ma sarà necessario passare da 1.200 a 2.400 aerei prodotti l’anno entro il 2035.
Questo sbilanciamento tra domanda e offerta, ovviamente, ha delle conseguenze: oltre all’aumento dei prezzi degli aerei, infatti, comporta anche un maggiore utilizzo di aeromobili più datati (che non possono essere sostituiti con i nuovi) e dunque meno efficienti. Risultato: costi operativi più alti per le compagnie.
Il nodo produzione sarà dunque fondamentale per la grande sfida del trasporto aereo: reggere a una domanda la cui crescita non sembra avere fine.
(Per maggiori informazioni:https://www.oliverwyman.com/it.html)