L'enoturismo è tra i comparti dell’agroalimentare made in Italy più vivaci, con un valore di 2,65 miliardi secondo quanto emerge dall’indagine Nomisma Wine-Monitor su un campione di 265 cantine aderenti al Movimento Turismo Vino (Mtv) e all’Associazione Donne del Vino, per scoprire le specificità locali dell’offerta e saperla indirizzare al meglio.

Secondo l’indagine, il 39% si dichiara cantina piccola con accoglienza familiare, il 14% di rilevanza storica, architettonica e artistica. Quanto al fatturato, il 48% ha meno di 500 mila euro l’anno, 1 su 2 ricava dalla pura attività di enoturismo meno di 50 mila euro. Aziende che sono al passo con i tempi, dove il 99% ha un proprio sito web e sempre il 99% dichiara di avere almeno un social. Tanti i servizi offerti, oltre al canale di vendita diretto, il 57% delle cantine si avvale dell’e-commerce per la vendita dei propri prodotti e il 15% ha creato un Wine Club, con il 25% che vuole implementarlo nel 2023. Ma è a partire dal 2015 che i servizi si sono diversificati, sconfinando nel benessere e relax, ristorazione, cultura e sport. Le visite guidate con degustazioni rimangono comunque il servizio must offerto dal 96%. Tante proposte dove però manca il personale. Sul 42% di cantine che ha effettuato una ricerca del personale nel 2022, il 74% ha avuto difficoltà. Tra i requisiti più difficili da trovare è lavorare nel week end (85%) come anche le competenze sul marketing enoturistico (85%) e competenze tecniche sul vino (84%).

(Per maggiori informazioni: www.nomisma.it)