Nonostante l'offerta di impiego nel settore dell'ospitalità stia crescendo velocemente (particolarmente richiesti addetti al booking, house keeper, chef, direttori d’albergo) la richiesta di figure professionali non riesce ad essere soddisfatta e le scuole formano sempre meno capitale umano.


Secondo l’Osservatorio Ristorazione 2022, nel 2014 i nuovi iscritti nelle scuole alberghiere erano 64.296, nel 2021 se ne contavano appena 34.015: il 47% in meno.
Un tema affrontato lo scorso 10 marzo a Roma, in occasione della seconda edizione di Gto Conference, con aziende e rappresentanti del mondo della formazione a confronto. Quando si pensa al ricettivo, ha sottolineato nel suo intervento Giulio Contini, direttore generale Scuola Italiana di Ospitalità, si pensa ad un settore che paga poco e non coltiva i talenti, quando invece ci sono tante aziende virtuose che offrono buone condizioni di lavoro, benefit e percorsi di crescita.
In questo gap un ruolo fondamentale lo hanno anche le imprese, che, secondo Antonello De Medici, coo Gruppo Rocco Forte Hotels, “devono essere più presenti nelle scuole, perché è vero che cercano talenti, ma non spendono tempo per formarli. E questa è una contraddizione che alla lunga in questo settore non funzionerà più”.
Che il contributo delle nuove leve sia fondamentale lo ha evidenziato anche Antonio Barreca, direttore generale di Federturismo Confindustria che ha ribadito come il turismo sia un’industria fortemente trasformativa, nella quale il ciclo di un prodotto dura al massimo 10 anni. Per questo è forte il bisogno di giovani, gli unici in grado di costruire modelli di accoglienza nuovi.

(Per maggiori informazioni: b.ongaro@federturismo.it)