Una stagione 2022 migliore della precedente per il comparto dell’open air nella Penisola, con l’Italia come mercato principale e la ripresa (più o meno marcata) della domanda internazionale: con una previsione tra i 48 e 45,4 milioni di presenze  – di cui circa il 54% di italiani – e una crescita rispetto ai volumi del 2021 che va dall’8% dello scenario migliore al 2% di quello peggiore. Il turismo all’aria aperta si prepara a confermare il trend positivo registrato nel 2021 (+38% rispetto al 2020), consolidandosi sempre di più negli scenari turistici attuali.Sono i segnali incoraggianti che emergono dalle previsioni della nuova edizione dell’Osservatorio del turismo outdoor a firma Human Company.
Se non ci sarà una escalation nel conflitto in corso, sarà un’estate outdoor molto positiva, con un recupero quasi totale dei volumi pre-pandemici in termini di presenze – tra il -14% e il -18% rispetto al 2019 per tutto il settore camping e village – e un fatturato anche superiore.
L’Osservatorio 2022 ipotizza due possibili scenari per il turismo open air: la risoluzione del conflitto entro il 15 maggio con un incremento significativo del flusso di presenze da Germania, Austria e Svizzera e dai paesi centro- nord europei o il perpetrarsi della guerra con conseguente aumento di instabilità, insicurezza e stato di allerta generalizzati.
L’ipotesi migliore vede 48 milioni di presenze con una previsione di crescita rispetto all’anno scorso (+8%) e vicina ai risultati pre-Covid del 2019 (-14%), con una spesa complessiva generata pari a 2,55 miliardi di euro a fronte di una spesa media di 53 euro al giorno per ospite. In questo scenario il mercato italiano si attesta sui 26 milioni di presenze nei camping e village, con una flessione solo del 5,2% rispetto ai risultati pre pandemia del 2019. Un dato che si inserisce nel percorso di recupero e crescita: se nel 2021 era stato moderato (+0,5% in virtù del clima di poca fiducia allo spostamento tra maggio e giugno), nel 2022 la presenza degli italiani può aumentare di oltre 12 punti percentuali, recuperando la prima parte di stagione, stabilizzandosi nei picchi dell’estate e confermando un trend in crescita sul finire della stagione.
Nello scenario peggiore ipotizzato dal report, la stima di presenze si attesta a 45,4 milioni, segnando un sostanziale stallo rispetto ai livelli della scorsa estate (+2%) e con una flessione più marcata rispetto al 2019 (-18%) per un impatto economico pari a 2,41 miliardi di euro. In questo caso è il mercato estero a frenare le presenze, mentre quello italiano si mantiene sostanzialmente stabile con 25 milioni (+8% rispetto al 2021 e stessa percentuale ma in flessione sul 2019).
L’incoming sarà fondamentale per dare ulteriore impulso alla stagione. Nella migliore previsione per l’estate 2022 il mercato estero vede un incremento di quasi l’8% rispetto al 2021, che lo porta ad attestarsi attorno ai 22 milioni di presenze. Nello scenario più pessimistico per i mercati internazionali si stima un flusso turistico in linea con quanto fatto registrare nel 2021 (-0,4%) per un totale di circa 20 milioni di presenze.
Per quanto riguarda la previsione delle presenze dei top 5 mercati esteri (Germania, Austria, Svizzera, Paesi Bassi e Francia hanno rappresentato l’88% di tutte le presenze internazionali nel 2021) nell’ipotesi migliore si stima un aumento generale nella prossima estate con una media di oltre il 9% di presenze in più (pari a circa 19,5 milioni di presenze dei top 5 mercati esteri) e volumi che tendono a tornare molto vicini al 2019 per i mercati DACH (range tra -4% e -5%). Paesi Bassi e Francia rimangono più distanti dall’ultimo anno pre Covid 2019 (rispettivamente -31,8% e -36,6%).
Lo scenario peggiore presenta una situazione ferma alla scorsa stagione, che sostanzialmente conferma i volumi 2021 con circa 18 milioni di presenze (range tra +1,7% e -2% rispetto al 2021). Per gli altri mercati rilevanti, che pesano in generale tra il 2% e il 3% su tutto il mercato estero, come per esempio Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca e Regno Unito, la previsione per la prossima stagione può variare molto. Per i mercati dell’Est, come Polonia e Repubblica Ceca, l’impatto della crisi ucraino-russa è molto rilevante. Per i mercati del Nord Europa, come Danimarca e Regno Unito, il principale fattore di impatto è rappresentato dal rincaro dei prezzi e quindi da una minore capacità di spesa e di spostamento.
(Per maggiori informazioni:www.humancompany.com)