Quasi 21 miliardi di euro in venti mesi è la perdita di fatturato nell’arco temporale dell’emergenza Covid che il settore del turismo organizzato ha subito senza poter contare su un adeguato piano di sostegni secondo Bankitalia.
Ed in effetti se tra il  2010 e il 2019 il numero di occupati del settore turistico era cresciuto al ritmo del +2,2% come media annuale, a fronte di un calo nella media del terziario (-0,4) e in misura più intensa rispetto al totale dell’economia (0,4), tra il 2020 e il 2021 si sono purtroppo create tutte le premesse di un tracollo degli addetti al comparto che potrebbero passare dagli attuali 86mila a meno di 45mila.
Un dimezzamento traumatico che significherebbe soprattutto il più grave impoverimento di professionalità e knowledge tra tutti i settori produttivi del Paese, col rischio di fare del nostro mercato una terra di conquista per holding e Ota estere considerando inoltre che la componente “a termine”, ovvero la categoria di addetti più vulnerabile, nel 2021 ha subìto un crollo del 31%.


Dal 2015 al 2019 c’era stata una forte crescita nei ricavi, bilanci più che positivi, e un netto miglioramento della liquidità, la battuta d’arresto del Covid ha, di fatto, azzerato questi vantaggi, riportando indietro di almeno 10 anni lo stato economico-finanziario dell’intera filiera che ha portato all’indispensabile ricorso al credito, al perdurare delle moratorie, ai ristori (ancora insufficienti, ndr) per sopravvivere.
La pandemia ha inciso significativamente sulla dinamica del credito che, sulla base dei dati della Centrale dei rischi, a livello nazionale è aumentato del +13,5% nel comparto turistico.
A tali misure si sono aggiunte le moratorie private, stabilite da accordi e protocolli di intesa fra le banche e le controparti interessate. Alla fine del 2020 il 79,4% delle imprese del comparto turistico censite in AnaCredit utilizzava almeno una delle due misure a livello nazionale. Analogamente alle altre aziende, l’adesione alle moratorie da parte delle imprese turistiche è stata molta diffusa sin dalla loro introduzione: alla fine di giugno ne aveva già beneficiato oltre il 45% delle aziende.
Sul versante dei prestiti il quadro è ugualmente critico poiché Bankitalia rileva come le imprese turistiche entrate nella fascia di prestiti a rischio-credito, siano passate dal 13% di tre anni fa al 33% di quest’anno, dieci punti superiore alle imprese di altri settori produttivi. A conti fatti il 2022 si apre col grosso punto interrogativo che pesa come un macigno riguardo la sostenibilità finanziaria di migliaia di imprese turistiche.

(Per maggiori informazioni: www.bancaditalia.it)