“Siamo alle solite”, dichiara Nardo Filippetti, Presidente di ASTOI Confindustria Viaggi, “nel pieno del picco stagionale, unico periodo in cui gli italiani vanno in vacanza, ci ritroviamo a fronteggiare le emergenze dovute alla necessità di riproteggere coloro che sono rimasti a terra.
Si parla, almeno stando a quanto comunica l'Enac, di 300.000 passeggeri in possesso di biglietti di Windjet, di cui parte hanno acquistato un pacchetto con i tour operator che, perciò, si faranno carico di tutti i costi supplementari per la loro riprotezione, in quanto si tratta di biglietti già comprati e pagati, mentre un'altra parte, avendo acquistato il singolo biglietto, dovrà sostenere direttamente gli ulteriori esborsi per poter usufruire di un volo.
Riteniamo, peraltro, non corretto, anzi quasi ingannevole, parlare di riprotezione nel momento in cui si chiede a operatori e consumatori di pagare. Approfittare di situazioni di emergenza e di disagio di questo tipo, a mio parere, è scorretto. Le difficoltà di Windjet erano ampiamente e da tempo note", continua il Presidente dell’Associazione dei tour operator italiani, "come le trattative con Alitalia che, fino all'altro giorno, hanno rasserenato mercato e consumatori. Si pensava che fino a martedì, giorno fissato dal ministro Passera per la convocazione delle parti, nulla potesse succedere, ma poi, come una doccia fredda, nel bel mezzo della notte è giunta la comunicazione dell'Ansa sullo stop dei voli deciso da Windjet. L'intervento delle Istituzioni a situazione ormai precipitata e, per di più, nel periodo dell'anno che vede il picco delle partenze, rappresenta l'ennesima imbarazzante figura per il nostro Paese agli occhi del mondo in un contesto di profonda instabilità dei mercati. Non è soltanto una questione di immagine compromessa, dato che sono in gioco anche concrete ripercussioni sull'incoming. Il vettore, infatti, copriva tratte internazionali, collegando, ad esempio, l'Italia a città come Mosca, Parigi, San Pietroburgo e Barcellona: a quei turisti chi pensa? Cosa diranno delle loro vacanze italiane ad amici e parenti? Riusciranno a raggiungere il nostro Paese?
E gli operatori stranieri, infine, che idea si faranno del funzionamento della filiera turistica italiana? Sul fronte domestico, poi, questo stallo delle partenze alimenta, nel pieno della stagione, la sfiducia degli italiani nei confronti degli operatori del settore in un periodo già assai critico per il comparto. In tali casi ribadiamo il nostro disappunto sconcertato perché, sin dal 2008, la nostra Associazione di categoria, in totale sintonia con le maggiori Associazioni dei Consumatori, sta chiedendo con urgenza un Fondo di Garanzia che intervenga in caso di insolvenza o fallimento di operatori e di compagnie aeree. Tutto ciò”, precisa il numero uno dell’Associazione, “nell'assoluta indifferenza del Dipartimento del Turismo e delle altre Istituzioni competenti, con un'inspiegabile assenza da parte di chi rappresenta e dovrebbe tutelare il turismo italiano ad ulteriore ed inaccettabile, nonché incomprensibile, danno all'immagine del Belpaese. Poi ci si lamenta delle aziende che chiudono! E' ovvio, se in momenti così critici devono farsi carico del doppio dei costi.
Così come non c'è da stupirsi del perché non suscitiamo appeal negli operatori stranieri o dei motivi che spingono molte imprese a delocalizzare. E' impossibile fare impresa in un Paese dove non c'è un minimo di certezza, come questo ulteriore caso dimostra in maniera lampante. Non oso immaginare”, conclude il Presidente di ASTOI Confindustria Viaggi, “fino a che punto dovremo arrivare per poter ottenere l'attenzione della politica su una questione come il Fondo di Garanzia che, oggettivamente, ormai rappresenta un'impellente e indifferibile necessità”.