L’Italia sembra essere un Paese di esploratori, almeno a quanto rivela l’ultima ricerca condotta da Skyscanner, secondo cui il 97% degli italiani sarebbe propenso a scegliere destinazioni alternative o meno note per le proprie vacanze estive. Inoltre, 7 viaggiatori su 10 (72%) dichiarano di essere disposti a sostituire le proprie mete preferite con opzioni meno popolari per ottenere un risparmio economico, un fattore sempre più importante nell’organizzazione delle vacanze.Cresce in parallelo il desiderio di destinazioni insolite e originali: nel 2022, solo il 41% dei viaggiatori intervistati nel mondo aveva dichiarato di voler esplorare nuovi luoghi piuttosto che ritornare nelle mete preferite di vacanza. Quest’anno, su Skyscanner spiccano le ricerche verso destinazioni più “sottovalutate”, tra cui Hanoi (Vietnam) con un +446% e Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) con il +237%.
Dall’indagine svolta da Didatour, piattaforma online del Gruppo La Fabbrica che ha coinvolto più di 1.000 insegnanti di tutto il territorio nazionale, emerge che durante l’anno scolastico 2022/23, quasi il 100% dei docenti (contro il 72% dell’a.s. 2021/22) ha svolto un viaggio o un’uscita didattica. Un dato non solo in netta risalita rispetto a quello registrato durante l’anno scolastico precedente, ma addirittura superiore rispetto ai periodi pre-covid, in cui la percentuale era circa dell’80%. Rispetto al periodo pre-covid aumenta anche la propensione ai viaggi di più giorni, soprattutto per le scuole primarie: se nel 2019/20 solo un 8% aveva pianificato gite con pernottamento (poi disdette a causa dello scoppio della pandemia), nel 2022/23 la percentuale dei docenti delle primarie che ha svolto effettivamente viaggi di istruzione con almeno un pernottamento, sale inaspettatamente al 30%. L’indagine inoltre approfondisce diversi aspetti delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione, oltre a illustrare le prospettive del turismo scolastico per l’anno 2023/24.
Si consolida l’inversione di tendenza nel traffico aereo italiano, che anche nel mese di maggio vede il numero dei passeggeri superare i dati del 2019, con un incremento del 4,1 per cento. Un recupero guidato in particolare dagli aeroporti secondari, secondo i dati forniti da Assaeroporti, a cui si aggiunge uno scalo di Malpensa ormai prossimo al pareggio, mentre Fiumicino soffre ancora il numero limitato di rotte intercontinentali. Nel dettaglio il numero di passeggeri nel mese sono stati quasi 18 milioni, circa 600mila rispetto alla cifra record del 2019. Analizzando invece il dato relativo ai primi cinque mesi dell’anno il gap rispetto al 2019 è ormai minimo, sotto l’1%: poco sopra i 70 milioni di passeggeri sin qui quest’anno contro i 70,5 del periodo pre pandemia. Un dato che potrebbe essere superato al termine della stagione estiva.
Secondo le ultime rilevazioni di Iata relative al mese di maggio (misurato in passeggeri-chilometro – Rpk) il traffico risulta aumentato del 39,1% rispetto allo stesso mese del 2022. A livello globale, il traffico è ora al 96,1% dei livelli di maggio 2019.Il traffico domestico è aumentato del 36,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il traffico nazionale totale di maggio ha superato del 5,3% il livello del maggio 2019. Questo è il secondo mese consecutivo in cui il traffico nazionale ha superato i livelli pre-pandemia. Il traffico internazionale è aumentato del 40,9% rispetto a maggio 2022, con tutti i mercati che hanno registrato una forte crescita, guidata ancora una volta dai vettori della regione Asia-Pacifico. Gli indici Rpk internazionali hanno raggiunto il 90,8% dei livelli di maggio 2019, con le compagnie aeree del Medio Oriente e del Nord America che hanno superato i livelli pre-pandemici.
La Banca d’Italia nella sua indagine sul turismo internazionale segnala che nel 2022 la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è più che raddoppiata rispetto all’anno precedente, riportandosi quindi in prossimità dei livelli antecedenti la pandemia, anche se, in termini reali, risulta ancora inferiore di quasi il 10%. Anche la spesa dei viaggiatori italiani all’estero è cresciuta in misura analoga derivando un consistente ampliamento dell’avanzo della bilancia dei pagamenti turistica, tornato al livello del 2019 (all`1% del Pil, dallo 0,5% nel 2021). In un contesto di ripresa del turismo internazionale a livello globale, ad eccezione dei Paesi asiatici in cui le restrizioni ai movimenti si sono protratte per larga parte del 2022, la quota di mercato dell’Italia è significativamente cresciuta, dal 3,9 al 4,5%.
I risultati dei primi 4 mesi del 2023 certificano la ripresa del turismo in Italia e soprattutto il grande ritorno degli stranieri. Nel periodo compreso tra gennaio e aprile i pernottamenti degli stranieri non residenti sono arrivati a quota 12,7 milioni. L'incremento rispetto all'anno precedente, secondo dati Eurostat e Istat, è stato pari al 43%. E non si tratta solo dell'effetto dell'apertura delle frontiere dopo lo stop della pandemia, come dimostra il confronto con la Spagna, a +25%, e con la Francia, a +23%. Per quanto riguarda la nazionalità, a trainare sono soprattutto americani, inglesi e francesi. Insomma, l'Italia non conquista gli stranieri solo in estate, anche i mesi freddi fanno registrare cifre di tutto rispetto. Lo scorso gennaio le presenze nelle strutture ricettive hanno registrato un incremento del 90%, mentre a febbraio sono cresciute del 73%.
Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, prepara la strada alle imprese italiane che intendono affacciarsi o riposizionarsi sul mercato cinese con quattro appuntamenti organizzati nelle principali città del Paese di Mezzo e con un vertice con le più alte cariche del Ministero del Turismo della Repubblica Popolare Cinese. La missione dell’Amministratore Delegato di ENIT Ivana Jelinic in Cina è iniziata con un incontro a Pechino con il Direttore Generale del Dipartimento di Scambi Internazionali del Ministero del Turismo cinese, Sig. Zheng Hao, con cui è stato delineato lo stato dell’arte dei rapporti bilaterali in tema di turismo e concordate sinergie per favorire relazioni più efficaci e stabili tra le imprese dei due Paesi. Il Direttore Zheng ha confermato come l’Italia, anche in seguito alla riapertura dei confini della Cina ai viaggi internazionali, sia in cima alle preferenze dei turisti cinesi. Una prospettiva, questa, confermata anche dai circa 350 tour operator cinesi registrati per il roadshow di ENIT in Cina: quattro eventi organizzati nelle città più importanti in termini di provenienza dei flussi turistici dalla Cina all’Italia, e quindi Pechino, Shanghai, Guangzhou e Chongqing.
“Quanto dichiarato da ABI in occasione dell’assemblea dell’associazione bancaria va nella giusta direzione, c’è piena consapevolezza dei rischi per il credito alle imprese e apprezziamo l’impegno ad intervenire sulla questione.Resta comunque la preoccupazione degli operatori del settore per gli aumenti dei tassi voluti dalla BCE che si stanno susseguendo in questi mesi e che si scaricano sulle aziende, in particolare su quelle alberghiere, che hanno dovuto fare ampio ricorso al credito in epoca Covid per affrontare il blocco pressoché totale delle attività che si è protratto per oltre 2 anni – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Albergh.”Nel 2021 il Centro Studi Confindustria aveva analizzato il quadro generale registrando una crescita dell'indebitamento delle imprese del settore del +45,6% rispetto a +34,5% di altri settori economici.
Il congressuale, come tutti i settori del turismo italiano, quest’anno sta progressivamente tornando ai livelli pre-pandemia e la fase di rilancio iniziata già nel 2021 si è consolidata nel 2022. La solida ripresa dell’industria congressuale italiana emerge infatti dall’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi-OICE, la ricerca promossa dall’associazione della meeting industry Federcongressi&eventi e realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ASERI.
Il turismo congressuale italiano nel 2022 ha recuperato oltre il 70% degli eventi organizzati nel 2019. La solida ripresa è stata fotografata dall’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi Oice, la ricerca promossa dall’associazione della meeting industry Federcongressi&eventi e realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Aseri presentata il 5 luglio scorso all’Enit.Dalla ricerca è emerso che lo scorso anno in Italia sono stati complessivamente realizzati 303.689 congressi ed eventi business registrando un aumento pari al +251,3% rispetto al 2021. I partecipanti sono stati 21.215.934 (+362,7% rispetto al 2021) e le presenze 31.706.600 (+366,4% rispetto al 2021). Ancor più positivo risulta l’andamento del settore nei primi 6 mesi di quest’anno. Nella mappatura geografica si è riscontrato, ancora una volta, che la maggior parte dei congressi e degli eventi, il 59,0%, si è svolta al nord e che gli alberghi congressuali si confermano, con il 77,3% la tipologia più utilizzata come sede per eventi. La presidente di Federturismo Marina Lalli, nel suo intervento, ha sottolineato come queste misurazioni siano fondamentali e sarebbe stato utile poterle illustrare alle istituzioni che, per vari motivi non sono potute essere presenti, affinchè prendano consapevolezza del valore di questo settore.
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