L'attuale fase di crescita è la più debole dalla crisi del Covid-19, secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Il rallentamento economico e l’incertezza avranno, naturalmente, ripercussioni anche sull’industria del travel.
L’Ocse ha infatti rivisto al ribasso le sue previsioni sul Pil globale e sulla crescita della maggior parte delle principali economie del G20, avvertendo che gli accordi per allentare le barriere commerciali sarebbero «essenziali» per rilanciare gli investimenti ed evitare un aumento dei prezzi. La crescita globale dovrebbe attestarsi al 2,9% nel 2025 e nel 2026, dopo il 3,3% del 2024. A marzo, le previsioni erano per una crescita, rispettivamente, del 3,1% e del 3%. Il dato ha sempre superato il 3% dal 2020, quando la produzione è crollata a causa della pandemia.
La crescita negli Stati Uniti rallenterà in modo particolarmente brusco, passando dal 2,8% dello scorso anno ad appena l’1,6% nel 2025 (a marzo, era stata prevista una crescita del 2,2%) e all’1,5% nel 2026. Un periodo di inflazione più elevata rispetto alle iniziali previsioni impedirà alla Federal Reserve di tagliare i tassi, quest’anno.
Le previsioni di marzo precedevano gli annunci di Trump sui dazi doganali per il “giorno della liberazione” del 2 aprile. Anche allora, l’Ocse aveva avvertito di un «impatto significativo» derivante dai dazi e dalla conseguente incertezza politica. Da allora, Trump ha parzialmente ridotto alcuni dazi, ma l’aumento del tasso tariffario effettivo medio degli Stati Uniti è ancora «senza precedenti», dal 2,5% a oltre il 15%, il più alto dalla seconda guerra mondiale.
Anche se l’amministrazione Trump aumentasse i dazi sulla maggior parte dei partner commerciali americani solo del 10%, ciò ridurrebbe la crescita economica del Paese dell’1,6% in due anni, secondo il rapporto. La crescita su scala globale si contrarrebbe di quasi un punto percentuale nello stesso periodo.
Per l’Italia, si prevede che la crescita del Pil rallenterà leggermente dallo 0,7% del 2024 allo 0,6% nel 2025, per poi tornare allo 0,7% nel 2026. L’aumento dei salari reali sosterrà la domanda dei consumatori. Gli investimenti saranno stimolati dall’attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). I volumi delle esportazioni sono destinati a restare stabili nel 2025 a causa di politiche commerciali più restrittive e della debolezza della domanda nei principali mercati europei. Dominano i rischi al ribasso, tra cui la risposta incerta di investitori e datori di lavoro agli sviluppi politici globali.
Ridotte le previsioni per il 2025 anche per gran parte degli altri Paesi del G20, tra cui Cina, Francia, Italia, India, Giappone, Sudafrica e Regno Unito, rispetto alle previsioni intermedie di marzo.
Un’ulteriore pressione deriva dalla necessità per le principali economie, come quelle dell’Unione europea, di aumentare la spesa militare e, al contempo, investire nella transizione verso un’economia verde, ha affermato il rapporto.
Si prevede che le economie dei 20 Paesi che utilizzano l’euro cresceranno dell’1% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026, in linea con le previsioni dell’Ocse di marzo. L’economia cinese dovrebbe registrare una crescita del 4,7% quest’anno e del 4,3% nel 2026, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto alle proiezioni primaverili dell’organizzazione.
(Per maggiori informazioni: https://www.oecd.org/en/topics/tourism.html)