L'Italia possiede una base di asset invidiabile che le conferisce un vantaggio competitivo forte e di lungo periodo in ambito turistico. Non a caso il contributo del turismo al PIL ammonta ad oltre 130 miliardi di euro, pari a circa il 9% della produzione nazionale. Ma anche fuoriuscendo da un'ottica strettamente nazionale si rileva che l'industria del turismo incide per il 9% sul PIL mondiale.

In previsione, il trend dovrebbe segnare un ulteriore progresso, grazie all'apporto di economie emergenti quali l'Asia ed il Sud America.

Ciononostante il nostro Paese ha perso significative quote di mercato, crescendo nell'ultimo decennio del 2% l'anno, rispetto all'8% circa del mercato globale. Tra gli elementi che hanno portato a questo arretramento, i principali sono: l'invecchiamento dell'offerta, del ricettivo e del sistema infrastrutture-trasporti, la non diffusione di standard internazionali di gestione, l'insufficiente focalizzazione sui segmenti emergenti e sui canali digitali e la scarsa priorità data al settore (investimenti, norme e tassazione, immagine pubblica, formazione, ecc.).

La capacità attrattiva nazionale appare quasi esclusivamente concentrata nelle città d'arte, vero traino della nostra offerta turistica nazionale.

In particolare, le cinque Regioni top (Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Lazio e Lombardia) hanno generato il 91% della crescita nel decennio scorso (2000-2010) grazie le "4 città top" (Roma, Venezia, Firenze e Milano), le Dolomiti e il lago di Garda.

A conferma di tale dato si riscontra che delle 375 milioni di notti nelle strutture turistico ricettive del Paese, il 55% circa deriva proprio dalle città d'arte mentre le Regioni del Sud – seppur dotate di un patrimonio architettonico e paesaggistico senza rivali – non riescono a crescere in modo significativo, pesando nell'ultimo decennio solo per il 5% della crescita economica totale.

In tale contesto si segnala che l'Osservatorio dell'Associazione Italiana Confindustria Alberghi di gennaio 2013 evidenzia una flessione degli indici di performance alberghiera in alcune delle principali piazze italiane rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'Osservatorio segnala, relativamente al Tasso di Occupazione, valori fortemente negativi nella città di Bergamo (-11,2%), Verona (-9,2%) e Torino (-7,5%). Unica città in forte controtendenza appare Napoli che, però va sottolineato, si confronta con un dato particolarmente critico come quello generatosi dalla crisi dei rifiuti del passato.

Evidenti flessioni del RevPar si sono registrate inoltre in città quali Verona (-19,3%), Bergamo (-16,4%), Genova (-12,5%), Torino (-6,9%) e Milano (-2,3%) mentre si mantengono costanti i risultati delle altre piazze italiane.

Si riscontra poi un calo delle presenze nelle strutture turistiche marittime in contrasto con un trend positivo (8,2%) che ha interessato i Paesi del bacino Mediterraneo.

Anche nella "produttività" per letto si riscontra un sorpasso da parte di altri Paesi europei. Mentre infatti il numero medio di notti in Italia si aggira sulle 109, la Francia se ne aggiudica 190.
A livello mondiale si deve comunque rilevare che nonostante la crisi macroeconomica, lo scorso anno gli investimenti nel settore alberghiero hanno raggiunto gli 8,5 miliardi (anche se in calo del 4% rispetto al 2011). I mercati europei più liquidi sono stati il Regno Unito (2,3 miliardi), la Francia (1,7 miliardi), la Germania (1,2 miliardi).

In particolare, Parigi e Londra si confermano le città in grado di attrarre maggiori capitali stranieri, arrivando a rappresentare il 40-50% del totale degli investimenti nei Paesi di riferimento.

Gli acquisti degli hotel sono stati realizzati prevalentemente da investitori istituzionali che hanno raggiunto quota 24% degli investimenti totali nel 2012.

Alla luce del quadro delineato emerge chiaramente quanto l'industria turistica possa agire come volano per la crescita economica del nostro Paese grazie alle indiscusse potenzialità ad oggi non valorizzate, se sostenute da un piano strategico di sviluppo turistico e infrastrutturale incisivo.

Il mercato italiano appare pertanto molto promettente dal punto di vista turistico immobiliare ed per tale ragione Assoimmobiliare – l'Associazione dell'Industria Immobiliare aderente a Confindustria e AICA – l'Associazione Italiana Confindustria Alberghi hanno siglato un accordo con l'obiettivo di accrescere l'attrattività delle strutture turistico ricettive nazionali.

Nella convinzione che la ripresa economica del sistema Paese debba passare anche attraverso il rilancio di questo settore nevralgico e che tale rilancio sia possibile solo attraverso l'armonizzazione della componente strettamente turistica del business con quella immobiliare in senso ampio, le due Associazioni hanno dato vita ad un Laboratorio per alimentare il confronto, finalizzato ad analizzare lo stato del settore ed a produrre approfondimenti ed ipotesi di perfezionamenti normativi, anche per favorire le imprese private nel cogliere le possibili opportunità che si presenteranno nell'ambito delle valorizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico.