Il peso specifico dell'Economia del Mare, che vale circa 143 miliardi di euro tra componente diretta e indiretta e rappresenta l'8,9% del valore aggiunto dell'intera economia nazionale - con oltre 900 mila addetti in più di 220 mila imprese - è sempre stato decisivo per l'Italia.
Nonostante questi numeri, però, per molto tempo i temi e le problematiche relativi alle diverse filiere che compongono la Blue Economy sono rimasti marginali nel dibattito pubblico, una mancanza di attenzione a lungo lamentata dai protagonisti del settore. Nell'ultimo biennio, però, l'evoluzione degli scenari geopolitici globali ha riportato il Mediterraneo al centro della scena.
L'economia del mare è una filiera strategica per la nostra economia - ha affermato Carlo Bonomi - presidente di Confindustria, in apertura del convegno organizzato il 12 dicembre dalla stessa Confindustria a Roma. Il Mediterraneo rappresenta forse la più grande infrastruttura naturale che abbiamo e per questo oggi si torna a disegnare un'agenda mediterranea molto importante.“Rivalutazione” delle competenze dell’Art, aumento della competitività dei porti, definizione di una politica industriale (con diverse misure di sostegno che accompagnino la transizione del settore verso la sostenibilità del trasporto via mare) sono tra gli impegni per il futuro dichiarati dal Vicepresidente di Confindustria con delega all'Economia del Mare, Pasquale Lorusso nel corso dell’evento. Il futuro del comparto turistico passa sostiene la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli dalla valorizzazione e dal rilancio delle politiche del mare che hanno un peso fondamentale nella ripresa dell’economia italiana. La blue economy può rappresentare il futuro dell’economia italiana, è necessario però che la politica faccia la sua parte e agevoli questo settore - sempre più importante nelle strategie di sviluppo sostenibile dei governi - ponendolo al centro di una nuova politica industriale a beneficio anche dell’occupazione. Per Confindustria Nautica il Presidente Cecchi è intervenuto affermando che il futuro della nautica mondiale è scritto dall’Italia, noi deteniamo il 51% del mercato mondiale della costruzione di navi da diporto e siamo leader negli accessori e nei battelli pneumatici.
Benché secondo i dati ufficiali dell’Organizzazione Marittima Internazionale tutta la nautica mondiale impatti per il solo 0,06% del totale delle emissioni di CO2, l’industria italiana è leader anche nel progettare la loro riduzione e un futuro sostenibile: nuove forme di carena, finalizzate alla riduzione dei consumi, nuove propulsioni in linea con la riduzione di emissioni, il crescente impiego di materiali riciclati o riciclabili, l’uso di pitture biocompatibili per le carene.Il Presidente di Assomarinas ha colto l'occasione per sottolineare l’esigenza di dare rapida attuazione agli obiettivi contenuti nel Piano del Mare.
(Per maggiori informazioni: b.ongaro@federturismo.it)