Il World Economic Forum, tramite l’ultimo aggiornamento del Chief Economists Outlook, prevede che l’adozione di nuove tecnologie e le mutate condizioni economiche comporteranno la perdita di 83 milioni di posti di lavoro, con solo 69 milioni di posti di lavoro creati entro il 2027. Questo dovrebbe tradursi in una perdita netta di 14 milioni di posti di lavoro nei prossimi 5 anni, con un 2% dell’occupazione globale che è in pericolo. In un sondaggio dal titolo “The Future of Jobs Survey“, condotto dal Wef tra fine 2022 e inizio 2023 su un campione di 803 imprese che impiegano oltre 11.3 milioni di lavoratori, viene sottolineata inoltre la preoccupazione per il futuro dell’economia. Quasi un intervistato su due (il 45%) considera infatti molto probabile una recessione globale nel 2023. Tre esperti su 4 e uno su 2 restano pessimisti sulle prospettive di crescita rispettivamente in Europa e negli Stati Uniti, mentre la riapertura della Cina rafforza la fiducia nei mercati asiatici.
Secondo il Wef, però, circa un quarto dei dipendenti cambierà lavoro e le cause principali sarebbero da ricercare sia nella dinamica recessiva dell’economica sia nell’adozione dell’intelligenza artificiale.
Entro il 2027 potrebbero esserci circa 26 milioni di posti di lavoro in meno nel settore amministrativo e contabile, per esempio. I nuovi sistemi di Ai come ChatGpt stanno già dimostrando di poter svolgere sia ruoli di inserimento dati e mansioni amministrative sia lavori legati alla progettazione guidata, alla produzione di contenuti e alla comunicazione.
L’impatto non va però sovrastimato. Secondo le imprese che hanno partecipato al sondaggio, infatti, già oggi quasi un terzo delle mansioni è automatizzato, ma questo equivale solo l’1% in più di tre anni fa. Rispetto all’ultimo rapporto, infine, le aspettative di maggiore automazione sono state riviste al ribasso: per gli imprenditori nel 2020 i robot avrebbero svolto il 47% delle mansioni umane già nel 2025, oggi quel valore è sceso al 42% entro il 2027.
Ma non è solo l’intelligenza artificiale a mettere in crisi il mondo del lavoro: anche la transizione energetica è al centro dell’attenzione del Wef, sebbene l’organizzazione ricorda che “creerà più posti di lavoro di quanti ne distruggerà. Il bilancio sarà positivo se governi e imprese riusciranno a favorire la riqualificazione della forza-lavoro.
(Per maggiori informazioni: www.weforum.org)