Secondo lo Svimez i cardini su cui poggia la nuova previsione in chiave Mezzogiorno sono il calo dell’inflazione e la spinta del turismo che peraltro, come documentano gli addetti ai lavori, ha margini di crescita di gran lunga maggiori e sul quale la spinta degli investimenti in infrastrutture e qualità dei servizi può migliorare ancora. L’analisi di fondo dell’istituto sul caro vita rimane, come pure la previsione di un considerevole aumento della povertà valutato, sempre lo scorso autunno, in un altro mezzo milione di abitanti al Sud. Solo che la discesa più rapida del previsto del tasso inflattivo e la contemporanea crescita del turismo, altrettanto rapida quanto impetuosa, hanno almeno in parte cambiato le carte in tavola. Il Mezzogiorno sembra quindi in grado di non perdere altro terreno dal resto del Paese pur restando molto indietro rispetto alle medie nazionali e delle altre macroaree.

È infatti scontato che la revisione delle previsioni 2023, ad esempio, difficilmente riporterà in terreno positivo la Calabria (Pil a -0,9% in base al Rapporto 2022) o la Sicilia (-0,5%), le regioni apparse più in ritardo nel 2022 e sulla cui capacità di completo recupero le incognite si sprecano. I dati sui nuovi posti di lavoro al Sud nel 2022 sono risultati migliori della media nazionale e del Settentrione, soprattutto per la spinta dell’ultimo trimestre quando il turismo ha sorpreso per la sua vitalità chi pensava ad un calo, perfino comprensibile, dopo i forti rialzi dell’estate. 

(Per maggiori informazioni: www.svimez.it)