Secondo l'analisi di Euromonitor International, i numeri in ascesa certificano una ripresa solida, ma il comparto ora deve fare i conti con il vento della crisi e del costo della vita che soffia sempre più forte.Il primo trend riguarda la Cina, che resta il catalizzatore per una piena ripresa del turismo.

E se nel primo trimestre la ripresa è a malapena accennata, quella che gli analisti attendono a partire dal periodo aprile-giugno è una “decisa accelerazione” con una crescita della spesa turistica in uscita che potrebbe addirittura sfiorare il +400%.La seconda tendenza si riferisce ai cosiddetti prodotti turistici value-based. Per questo imprese del travel e destinazioni ricercano prodotti e servizi turistici “ad alto valore aggiunto”, che attirano sempre di più quei clienti desiderosi di esperienze di viaggio “trasformative”. La scelta, insomma, riflette interessi e attitudini dei consumatori, come testimonia l’impennata del bleisure, la formula magica che abbina alla trasferta di lavoro alcuni giorni di ferie nella destinazione. In linea generale, Euromonitor prevede che le offerte basate su sport, benessere ed ecoturismo supereranno i prodotti turistici standard nel periodo 2023-2027, con una crescita media del valore di oltre il 12% l’anno.Se poi ci riferiamo solo al 2023, i pacchetti benessere – dai ritiri yoga alle spa – toccheranno i 29,3 miliardi di dollari. Cifre importanti, ma non così inattese: durante la pandemia, nel 2020, il benessere aveva accusato un calo minore rispetto ad altri settori. In costante ascesa anche il turismo legato alla natura, che nel 2023 dovrebbe rappresentare il 57% di tutti i pacchetti di viaggio nel mondo. Destinazioni e attività rurali, balneari e avventurose sono considerate la vera panacea allo stress da città e sono sempre più ricercate dopo le restrizioni dovute al Covid.Il terzo punto è la crisi “esistenziale” del turismo, che guida il settore verso l’obiettivo Net Zero. Nel 2022 il 73,8% dei manager del travel ha registrato un incremento dell’interesse dei propri clienti per la sostenibilità. Il 57,3%, invece, ha notato che i consumatori pagheranno di più per prodotti e servizi sostenibili, come l’utilizzo di energie rinnovabili, la compensazione del carbonio, il salario equo o l’approvvigionamento di cibo e bevande locali. Nonostante ciò, finora solo il 47,8% dei dirigenti intervistati conferma che la propria azienda sta investendo in prodotti e servizi sostenibili o guidando la trasformazione sostenibile delle operazioni di back-end.

(Per maggiori informazioni: www.euromonitor.com)