La strada della piena ripresa è ancora lunga e, per ritornare ai livelli pre-Covid, il settore turistico mondiale dovrà aspettare certamente fino a tutto il 2024, ma più probabilmente fino al 2025. E' quanto rilevato dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che nel suo rapporto ‘Tendenze e politiche del turismo’ identifica le tre cause del rallentamento della corsa alla normalità: lo shock energetico derivante dall’invasione russa dell’Ucraina, l’alto livello di inflazione e l’indebolimento del potere d’acquisto delle famiglie.
Fino al 2021 nessuno dei 38 Stati che fanno parte dell'organizzazione è riuscito a recuperare il livello di turisti internazionali raggiunto nel 2019.
Fino a luglio 2022 il flusso di viaggiatori in queste nazioni è stato inferiore di quasi 20 punti percentuali rispetto a luglio 2019. L'impatto della pandemia sulle attività turistiche ha ridotto il contributo del turismo al Prodotto interno lordo (Pil) nell'Ocse nel suo complesso. Un indice che si aggirava attorno al 4,4% di media e che nel 2020 è sceso all'1,9%.
La strada è ancora in salita, anche se la situazione è di gran lunga migliore rispetto ad altre aree, come quella Asia Pacifico, nei cui Paesi, interessati da misure di
restrizione molto più severe - Cina innanzitutto - il calo a luglio è stato di almeno il 40% rispetto ai livelli pre-pandemici.
A livello globale non ci sarà una vera ripresa del turismo internazionale prima del 2024 o, più probabilmente, del 2025. In ogni caso le prospettive sul lungo termine sono decisamente buone: il numero di turisti internazionali, che nel 2019 aveva raggiunto quota 1.500 milioni – decimo
anno consecutivo di crescita secondo i dati Unwto – supererà la soglia dei 1.800 milioni prima del 2030.
(Per maggiori informazioni: www.oecd.org)