L'European House Ambrosetti evidenzia cinque fattori di crisi in atto contemporaneamente. Il primo è la pandemia non ancora risolta, ma sotto controllo; il secondo fattore è la guerra in territorio europeo (Ucraina); il terzo l’inflazione, che ha un impatto sul settore in modo significativo; il quarto e il quinto sono l’incremento dei costi dell’energia e la disruption delle catene di approvvigionamento, da cui ne consegue una struttura dei costi più alta.L’indice di esposizione al conflitto rivela che l’Italia è al 31esimo posto tra tutti i Paesi, ovviamente l’impatto più alto lo hanno avuto l’Asia Centrale e le Repubbliche Baltiche. Tra i temi su cui riflettere – e su cui agire – ci sono, inoltre, gli stipendi. L’Italia è l’unico Paese Ocse dove i salari reali nell’ultimo trentennio si sono ridotti. Solo per fare alcuni esempi oggi il salario medio italiano è pari al 55% di un salario medio Usa, al 64% di uno olandese, al 70% di uno tedesco, all’80% di uno inglese e all’83% di uno francese.
C'è però un dato positivo da sottolineare: nella dinamica del Pil nel periodo della pandemia, l’Italia ha fatto meglio di tutti gli altri paesi europei. Il dato occupazionale è ai livelli pre-pandemia, grazie al turismo, con una crescita significativa delle assunzioni nel periodo estivo. Inoltre, durante la pandemia è esploso l’export e l'Italia sta riacquistando attrattività sui mercati internazionali per gli investimenti dall’estero.
In relazione al turismo, il nostro Paese ha visto una forte ripresa degli scambi turistici a seguito della crisi pandemica. Numeri alla mano +41,2% nel 2021, dopo il calo del 57,6% durante la pandemia. Gli arrivi totali nel 2021 sono stati pari al 78,7% del 2019, la quota sale al 90,3% se si considera il mese di agosto. Per quanto riguarda l’anno in corso, nel periodo giugno-agosto gli arrivi sono pari al 90% di quelli dello stesso trimestre del 2019. Si è tornati ai livelli pre-pandemia, nonostante il blocco di grandi Paesi come Cina, Russia, Bielorussia e Balcani.
Anche il sentiment degli imprenditori è positivo: il 56% di loro pensa che il fatturato nel 2022 aumenterà di oltre il 10%. C’è anche chi parla di riportare in Italia parte della propria produzione.
Banca Intesa si aspetta di chiudere il 2022 con un trend positivo, partendo dal dato acquisito del Pil che è cresciuto del 3,9% a fine settembre. Si potrà avere un rallentamento, ma a fine anno si va a ricollocare al di sopra del 3%. Anche il 2023 potrà essere un anno positivo, con una crescita intorno allo 0,6%.
Numeri alla mano il 64% delle persone ama viaggiare, ma solo il 25% trova gradevole l’esperienza della prenotazione. Ed ancora circa 2/3 delle persone rispondenti è disposta a rinunciare anche per sei mesi ad altre esperienze (cinema, ristoranti…) pur di poter viaggiare.
(Per maggiori informazioni: www.ambrosetti.eu)