Secondo un nuovo aggiornamento della Iata sull’impatto dell’emergenza coronavirus sul settore aereo il Vecchio Continente l’area maggiormente colpita dallo stop ai voli insieme agli Stati Uniti. In Italia il numero dei passeggeri quest’anno diminuirà di circa 68 milioni, una dato che si tradurrà con minori entrate per poco meno di 9 miliardi di euro, mettendo a rischio oltre 250mila posti di lavoro.
L’Italia tuttavia subirà meno di altri Paesi europei: il dato peggiore riguarda infatti il Regno Unito, dove il fatturato calerà di oltre venti miliardi, con una perdita di 113 milioni di passeggeri. A seguire la Germania, con oltre 13 miliardi, e la Spagna con 12. Davanti anche la Francia con 11 miliardi di euro. A livello generale la Iata stima che per l’Europa la contrazione sarà del 46% rispetto allo scorso anno. Nel primo trimestre la domanda per l'intero anno è diminuita del 38% e i ricavi da passeggeri per l'intero anno sono in calo di 252 miliardi di dollari rispetto al 2019. La flessione della domanda sarebbe la più profonda nel secondo trimestre, con una diminuzione del 71%. Durante il secondo trimestre fino al 30 giugno 2020 a livello mondiale le compagnie aeree potrebbero bruciare 61 miliardi di dollari delle loro riserve cash, registrando perdite nette nei tre mesi di 39 miliardi di dollari. Il grave impatto sarà guidato da diversi fattori. Si prevede che i ricavi scendano del 68%. Ciò è inferiore al previsto calo del 71% della domanda dovuta alla prosecuzione delle operazioni cargo, sebbene a livelli ridotti di attività. I costi variabili dovrebbero diminuire drasticamente - di circa il 70% nel secondo trimestre - in gran parte in linea con la riduzione prevista del 65% della capacità nel medesimo periodo. Iata prevede che i costi semi-fissi (inclusi quelli dell'equipaggio) saranno ridotti di un terzo. Queste modifiche ai ricavi e ai costi comportano una perdita netta stimata di $ 39 miliardi nel secondo trimestre. Oltre ai costi “inevitabili”, le compagnie aeree si trovano ad affrontare il rimborso dei biglietti venduti ma inutilizzati a seguito di enormi cancellazioni derivanti dalle restrizioni imposte dai governi ai viaggi. L’impatto di questi ultimi del secondo trimestre ammonta alla cifra colossale di $ 35 miliardi. A febbraio, secondo i dati della Iata, a fronte del -14,1% a livello internazionale, solo per l’area Asia Pacifico il crollo del traffico è del 41,3%. In calo anche l’Africa (-0,7%), tiene invece l’Europa (+0,7%), mentre Nord America (+5,5%), America Latina (+3,1%) e Medio Oriente (+1,7%) sembrano non risentire ancora dell’effetto Covid. In particolare, il mercato internazionale segna una flessione del 10,1%, il peggior risultato dall’epidemia della Sars del 2003 e una netta inversione di rotta rispetto al +2,6% di gennaio. Ancora più marcato il calo della domanda interna (-20,9%). In calo anche gli altri dati che monitorano l’andamento del settore: a febbraio la capacità degli aeromobili segna un calo dell’8,7% e il load factor una flessione di 4,8 punti percentuali al 75,9%.
(Per maggiori informazioni: www.iata.org)