Secondo l'edizione 2020 del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” della World Food Travel Association e l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, il ruolo dell’enogastronomia nel turismo è sempre più centrale: il 71% delle persone in viaggio vuole vivere esperienze enogastronomiche che siano memorabili, mentre il 59% dei turisti dichiara che le esperienze a tema li aiutano a scegliere tra più destinazioni.
Si consolida l’interesse dei turisti verso l’enogastronomia nei Paesi occidentali, e sono in forte crescita i turisti enogastronomici in Cina e Messico. Dal 2016 si evidenzia un incremento rispettivamente del +12% e +10%. Il totale di chi ha dichiarato di avere svolto almeno un viaggio con questa motivazione negli ultimi due anni a livello internazionale è pari al 53%. I Millennials guidano il trend tra le generazioni, mentre si affacciano i nuovi “super foodie”, i nati della Generazione Z: viaggiatori frequenti che già mostrano un alto interesse verso il cibo.
Possiamo suddividere i turisti in due grandi gruppi. Circa il 50% sono “onnivori”: durante il viaggio desiderano vivere un insieme variegato di esperienze arricchenti e l’enogastronomia, già di per sé multisensoriale, emozionale e culturale, soddisfa al meglio i loro bisogni. Alle esperienze enogastronomiche si abbinano con maggiore probabilità rispetto ai turisti generalisti anche altre attività, ad esempio lo shopping (indicato dall’85% contro il 68% dei turisti generalisti) o i festival musicali (66% vs 45%). Il turista ricerca proposte integrate che abbinano una varietà di esperienze a tema enogastronomico con altre attività culturali e ludiche. I turisti internazionali di tutte le nazionalità mappate si definiscono prevalentemente “eclettici” nella scelta delle esperienze, solo per i francesi prevale il tema dell’autentico, del locale e del gourmet.
I “food truck” – cibo di strada – sono tra le esperienze più vissute e più ricercate sul web), i ristoranti e i bar storici e le dimore storiche sede di aziende di produzione agroalimentare, le visite ai produttori extra vino, e infine i corsi di cucina. La pizza emerge come prodotto trainante per il nostro Paese, e facendo tesoro anche del riconoscimento Unesco dovrebbe diventare un asset su cui puntare in modo più forte per il turismo: pensiamo ad un museo dedicato o ad esperienze diversificate. Le cantine interessano sempre, ma l’offerta deve evolvere verso una segmentazione e un posizionamento più distintivo.
Considerando gli ultimi tre anni, sebbene la Francia evidenzia il maggiore incremento in termini assoluti di prodotti agroalimentari a indicazione geografica e di micro-birrifici, e la Spagna di vini a indicazione geografica e imprese di ristorazione, l’Italia mantiene il primato per quanto concerne la crescita di aziende viticole e olivicole, dimostrando quindi un buon dinamismo nonostante la crisi.
(Per maggiori informazioni:
https://www.robertagaribaldi.it/rapporto-sul-turismo-enogastronomico/)