“Facendo riferimento ai programmi delle industrie automobilistiche ed energetiche, il nostro Paese è in grado, senza alcun incentivo governativo, di tagliare le emissioni di CO2 equivalente di 49 milioni di tonnellate. Un risultato che porterebbe il quadro emissivo della mobilità italiana a 54,5 milioni di tonnellate di CO2, solo l'11% in più di quanto previsto dalle regole comunitarie per il 2030", ha spiegato Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Caracciolo, il centro studi di ACI illustrando il 26 novembre a Roma alla presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Michel lo studio realizzato insieme ad Enea e CNR.
Il gap che nel 2030 potrebbe distanziarci dall'obiettivo finale può essere raggiunto attraverso azioni di pianificazione eco-razionale della mobilità che comprendano investimenti nel trasporto pubblico e per la promozione di spostamenti ciclopedonali. Secondo lo studio, nel 2030, le auto termiche rappresenteranno l'82% del parco circolante, le ibride il 10%, le elettriche quasi il 9%. "Grazie alla costante evoluzione delle tecnologie, alla naturale crescita dell'elettrificazione dei veicoli e alle spontanee scelte del mercato, progressivamente e senza forzature, è possibile raggiungere una nuova mobilità sostenibile, che salvaguardi il diritto universale alla mobilità, specie nelle aree metropolitane, e garantisca un significativo miglioramento della qualità dell'aria e la tenuta del forte settore automotive italiano", ha dichiarato il Presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani. ACI, CNR ed ENEA, invitano poi a "scongiurare il paradosso di una transizione all'elettrico che gravi sulle spalle delle fasce sociali meno abbienti". Nelle regioni con PIL pro-capite più basso, solo un veicolo su 10 è di classe Euro 6. Mentre in alcune regioni, grazie agli incentivi per l'acquisto di un'automobile elettrica, si può arrivare ad un risparmio di 16.000 euro, anche per modelli di alta gamma, che rimangono tuttavia, fuori dalla portata di un'ampia fascia della popolazione. Quasi 14 milioni di auto sono ante euro 4 (il 35% del parco circolante) e gli autobus Diesel Euro 3 rappresentano il 60% del parco autobus nazionale. "Una pianificazione eco-razionale della mobilità deve, quindi, prevedere investimenti per l'eliminazione o la sostituzione con usato recente" di questi veicoli e la sostituzione degli autobus con modelli elettrici alimentati da energie rinnovabili. Lo studio di Aci, Cnr e Enea per la transizione energetica nella mobilità automobilistica "invita a considerare il fatto che con la diffusione dell'auto elettrica e con i minori consumi legati al progresso dei motori, si ridurranno le entrate fiscali derivanti dalle accise sui carburanti che nel 2018 hanno generato - per le sole autovetture - entrate pari a 18,474 miliardi".
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