In cima alla curiosità e ai desideri di viaggio dei turisti internazionali, l'Italia ha da sempre capitalizzato intorno alla cultura, al paesaggio, al cibo e alla qualità dei propri manufatti un'immagine di fascino.

Uno stile, uno sguardo, un saper fare e fare bene che, se ha saputo trovare nei prodotti del Made in Italy una duratura chiave di successo anche economico, ha visto invece declinare il proprio primato in materia di turismo.

Dal movimento fortemente elitario e di formazione del Grand Tour che dal XVII secolo in poi ha fatto attraversare la penisola a intellettuali e giovani rampolli della nobiltà prima e della grande borghesia industriale mondiale poi, fino ai flussi più "democratici" e cospicui del turismo internazionale del secondo dopoguerra, abbiamo sovente assistito – e di conseguenza dato prova come paese - a un approccio probabilmente più vicino a quello del pingue e distratto rentier che a quello del responsabile e fattivo erede di uno dei più grandi patrimoni materiali e immateriali dell'umanità.

E non penso che il tema vada solo letto alla luce del sovente celebrato "il nostro Paese è il primo per numero di siti iscritti nella lista del patrimonio Unesco" ma, al contrario, il richiamo alla responsabilità dell'immenso valore che ci è affidato debba essere soprattutto consapevolmente orientato a quell'"Italia Museo Diffuso", fatta di paesaggio, di monumenti storici e artistici, di opere d'arte, di cultivar locali, di cultura che è anche racconto, cibo, musica, sensibilità e percezione.

In tale chiave credo risieda una delle maggiori opportunità di crescita – culturale, economica e sociale insieme – su cui il nostro Paese può e deve contare per il suo futuro.

Già oggi il turismo rappresenta uno dei settori più importanti per la nostra economia: oltre il 10% del PIL in termini aggregati, uno dei pochi settori maturi ancora in grado di esprimere ampi spazi di crescita sul nostro territorio, sia in termini di creazione di valore che di nuovi posti di lavoro. Soprattutto in grado di esprimerli – se ben orientato - in modo sostenibile e coerente con i doveri di salvaguardia dell'ambiente e della qualità della vita dei cittadini.

L'esposizione universale di Milano Expo 2015 rappresenta in questo senso una opportunità unica, non solo come temporanea vetrina del paese e attrazione di interesse e di flussi di visitatori, ma soprattutto come chiave di legacy, stimolo a pensare in prospettiva di lungo periodo, a intraprendere intorno all'esperienza ed alla qualità dei territori.

La sfida è riuscire a pensare e creare sul territorio, non solo a Milano, una offerta di servizi adeguati, aperti a un mercato globale e competitivo, che sappiano raccontare, attrarre e far vivere al viaggiatore esperienze ed emozioni degne di essere ricordate e condivise.

Esperienze ed emozioni che saranno poi a loro volta traino e volano per l'acquisto di prodotti, dall'alimentare al manifatturiero, all'artigianale; fonte di ulteriore legame e curiosità per nuovi viaggi.

Una responsabilità che è prima di tutto nostra come imprenditori e come cittadini, bravi e adeguati se capaci di intraprendere e capaci nel nobile mestiere di accogliere, ascoltare, far vivere, dare qualità, in un approccio unitario. Non diversamente.

Expo 2015 è quindi una opportunità straordinaria, soprattutto in un settore come il turismo attraversato da mutamenti così rapidi e profondi in termini di distribuzione, di motivazioni al viaggio, di comportamenti del consumatore.

Dove c'è spazio per fare e per inventare e c'è un patrimonio unico da valorizzare; sapendo che progettare e investire per il turismo, con una visione di insieme mirata sulla qualità, l'attrattività e la sostenibilità di una destinazione, coincide totalmente con il miglioramento della qualità della vita anche dei cittadini residenti.

Ne è esempio virtuoso Torino, che intorno all'evento Olimpico ha saputo trarre stimolo e risorse per cambiare volto al proprio territorio, mettere in valore l'enorme patrimonio culturale di cui già disponeva, creare consapevolezza e attrattività.

Oggi Torino, dalla grigia capitale industriale degli anni Settanta che era, è una importante destinazione turistica, che trae proprio dal turismo e dalla cultura quegli elementi di crescita e di prospettiva che la crisi e la delocalizzazione del manifatturiero tradizionale parevano precluderle solo pochi anni fa.

Abbiamo una grande opportunità di cui spesso non siamo consapevoli, il turismo e un magnifico catalizzatore a sei mesi da noi: Expo 2015.

Facciamoci trovare preparati e degni: mettiamo in avanti la parte migliore di noi.

Renzo Iorio

(Pubblicato al link: http://magazine.padiglioneitaliaexpo2015.com/it/reporters/renzo/cultura-e-turismo-br-per-rilanciare-l-italia)