Un tavolo condiviso convocato per il 3 agosto a Roma

Il Presidente di FedertermeConfindustria, Costanzo Jannotti Pecci, ha inviato una “lettera aperta” ai Sindaci dei comuni termali e al Presidente dell’ANCOT(Associazione nazionale comuni termali) per segnalare “la più viva preoccupazione della Federterme” (rappresentativa delle 378 strutture termali in Italia) ” in ordine alle ricadute dell’applicazione della tassa di soggiorno nelle strutture ricettive termali (prevista come facoltà concessa ai Sindaci dall’art.4 del D.L.14 marzo 2011,n.23 (cosiddetto Federalismo municipale)”.

“Pur rendendomi conto, infatti, delle pressanti esigenze finanziarie degli enti locali e dei Comuni in particolare, - afferma il Presidente di Federterme - che si trovano ad affrontare quotidianamente un insieme crescente di problemi a fronte di risorse sempre limitate, segnalo che, qualora le Amministrazioni delle località termali decidessero di avvalersi della facoltà (la legge, infatti, non prevede un obbligo) di applicare l’imposizione del tributo in questione questo determinerebbe, oltre ad una perdita economica secca per tutti gli operatori, anche un’immediata e certa ricaduta negativa per i flussi turistici, in quanto l’aggravio verrebbe immediatamente percepito come “iniquo”, oltre che dal normale turista, soprattutto da chi si reca alle terme (e sono la maggioranza) per motivi di salute”. Ed “un’eventuale scelta in tal senso nell’arco della corrente stagione (come da alcuni ventilato) – prosegue Jannotti Pecci - andrebbe ad incidere in modo illegittimo ed ingiustificato su listini già definiti ed accordi commerciali già chiusi e non modificabili”.

“La tassa di soggiorno venne istituita in Italia nel 1916 – ricorda Jannotti Pecci – in favore dei Comuni sedi di stazioni di soggiorno e cura, ma successivamente modificata proprio per esentarne coloro che soggiornavano per effettuare le cure termali, fino ad essere definitivamente cancellata dall’ordinamento italiano nel 1993, perché considerata obsoleta, improduttiva e in contrasto con l’esigenza di promuovere il turismo italiano”.

“E’ appena il caso di sottolineare, poi, che, un’imposta del genere, che in ogni caso è dannosa- ribadisce Jannotti Pecci - non impatta in maniera decisiva in realtà nelle quali il prezzo di vendita è alto, mentre nelle realtà termali, nelle quali le tariffe sono mediamente molto basse e, normalmente, riferite a trattamenti di pensione completa – full board – produrrebbe ricadute devastanti. E che dire della ricettività convenzionata che opera con tariffe estremamente contenute? Come è pensabile che tale “balzello” non rappresenti un ulteriore disincentivo per tali attività con conseguente perdita di un’ulteriore quota di mercato, perdita della quale nessuno, soprattutto in questo momento, sente il bisogno?”

Il Presidente di Federterme conclude auspicando che “ogni ragionamento sulla specifica iniziativa, debba essere svolta in forma congiunta e debba necessariamente aver riguardo alle imprescindibili esigenze di rilancio e sviluppo del nostro settore, che la norma in questione rischia di frustrare in modo pesante e definitivo, in nome di esigenze di cassa di breve periodo, sacrificando il conseguimento di obiettivi più lungimiranti e, quindi, le prospettive di uscita dalla crisi in atto”.

L’invito di Federterme a ricercare congiuntamente un percorso di uscita dalla crisi in atto in un tavolo di discussione condivisa è stato già accolto dal Presidente di ANCOT, Massimo Tedeschi, che parteciperà ad una riunione già fissata per il 3 agosto p.v. a Roma, in Federterme.

Segreteria Federterme
segreteria@federterme.it
06 8419416

Roma, 22 luglio 2011