Il 2020 fa segnare una perdita monstre. Il fatturato alberghiero -80%

Secondo le stime elaborate da Confindustria Alberghi l’anno 2020 si chiude con una perdita di fatturato che per il settore supera l’80%.

Sono oltre 17 miliardi di fatturato quelli che mancano all’appello quest’anno per un comparto che ha iniziato sin dai primi di febbraio a soffrire una crisi senza sosta.

Un dato drammatico determinato dalla riduzione delle presenze italiane ed estere nelle strutture alberghiere del Paese, con una flessione complessiva del 56% rispetto al 2019.

In particolare la componente straniera, che per inciso nel 2019 ha contribuito sul dato totale con oltre la metà delle presenze su tutto il territorio nazionale, ha subito una flessione superiore al 70%, con picchi ancora maggiori se si guarda alle sole città d’arte dove oltre l’80% dei turisti internazionali sono mancati nell’annus horribilis del turismo. Assenze che hanno impattato ancor più pesantemente sui fatturati delle imprese.

Abbiamo davanti a noi almeno altri quattro mesi di grandissima difficoltà poi speriamo in un inizio di ripresa che comunque non potrà che essere debole e discontinua - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Vice Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi. Attendiamo il Decreto Ristori Cinque ricordando che il settore alberghiero non ha potuto beneficiare dei ristori di dicembre previsti per altri settori pur essendo di fatto rimasto bloccato completamente dai limiti imposti dal Lockdown.

Sono necessari interventi proporzionati alle reali perdite di fatturato. Ad oggi i “ristori” sono stati parametrati esclusivamente alle perdite del mese di aprile 2020 sull’anno precedente. Una misura che poteva andar bene nel primo periodo, ma che nel prosieguo ha determinato delle distorsioni nel settore tra gli operatori più o meno attivi in quel mese e comunque ha evidenziato una distanza siderale rispetto alle perdite reali maturate nei successivi 10 mesi.

Ma oltre a ristori adeguati, ci sarà bisogno di ulteriori misure per accompagnare le aziende lungo tutto il 2021 attraverso una ripresa lenta e difficile. Non c’è dubbio che, pur in un quadro di complessiva gravissima difficoltà, il nostro settore è il più impattato dalla crisi. Nello stesso tempo sappiamo che quando la pandemia sarà sotto controllo l’industria turistica mondiale ripartirà e tornerà a crescere. Il Paese non può permettersi di perdere un’industria che è tra i primi in termini di contributo al PIL nazionale e che ha davanti a sé un enorme potenziale di crescita.

Abbiamo bisogno di un pacchetto di misure dedicato che disegnino una strategia per la sopravvivenza ed il rilancio del settore. Risorse per affrontare le crisi senza rinunciare agli investimenti, credito di lungo termine, strumenti di finanza alternativa dedicati al settore, un tax credit “rafforzato” sugli investimenti per ristrutturazioni e riqualificazioni, decontribuzione per il lavoro, riduzione del carico fiscale, riduzione dell’Iva per aumentare la competitività del Paese e nuove regole per l’intermediazione on line, oggi appannaggio esclusivo delle OTA - conclude la Vice Presidente Colaiacovo.