Le nuove linee guida delle Regioni recepite in un’ordinanza del Ministro Speranza in via di pubblicazione, stanno creando grandissima preoccupazione nel settore alberghiero. Da sempre gli alberghi sono tra le location preferite per l’organizzazione di convegni e di congressi, ma le nuove linee guida rischiano di creare incertezze tali da bloccare completamente questa attività – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi. Se da un lato infatti viene superato il vincolo del distanziamento che ad oggi ha regolamentato l’attività congressuale, dall’altro affida ad un non meglio precisato “confronto” tra l’organizzatore e le Autorità Sanitarie Locali, l’individuazione di volta in volta del numero massimo dei partecipanti. Un aspetto questo che in assenza di parametri oggettivi di riferimento, apre la strada ad una sorta di Far West del settore.Un percorso di incertezze (e burocrazia) che condizionerà tutta l’attività congressuale e convegnistica, peraltro proprio riguardo ad un aspetto che in sé non presenta particolari complessità. Tutti gli spazi infatti sono autorizzati per legge, alla luce delle caratteristiche strutturali, ad un massimo di capienza correlata agli utilizzi.
Le “Linee guida per la riapertura delle attività economiche e sociali” recepite dal Ministro Speranza e in via di pubblicazione prevedono che la capienza massima dei partecipanti a congressi ed eventi aziendali venga di volta in volta stabilita dopo un confronto tra l’organizzatore con le Autorità Sanitarie Locali. Un’indicazione, questa, che rischia di paralizzare il settore dei congressi, dei convegni e degli eventi aziendali, e cioè il settore che più di ogni altro è stato colpito dalle limitazioni dovute alla pandemia.
Le linee guida tolgono, finalmente, il distanziamento di un metro tra i partecipanti, recependo così le istanze della meeting industry che, ormai da mesi, chiedeva che centri congressi, sale meeting di alberghi e location per eventi fossero assimilati a cinema e teatri. Ma la fine del distanziamento è accompagnata da un’indicazione che genera il caos.
Agenzie di viaggio e tour operator rappresentano l’unico comparto bloccato da 20 mesi. Servono interventi e sostegni specifici per salvare un settore che genera un volume d’affari di oltre 13 miliardi l’anno. Sono a rischio 13mila imprese e 86mila addetti
ROMA, 9 dicembre - Non si può attendere un minuto di più: il comparto del Turismo Organizzato è l’unico a essere rimasto fermo durante tutta la pandemia. In pratica, quasi due anni che stanno impattando in modo drammatico sulla vita di imprese e lavoratori di un settore della nostra economia che fatturava 13,3 miliardi nel 2019, che ha visto un crollo a circa 3 miliardi nel 2020 e chiuderà il 2021 in una situazione ancora peggiore, probabilmente intorno ai 2,5 miliardi di ricavi, con una riduzione superiore all’80%. Andando più nel dettaglio, i viaggi degli italiani verso l’estero fanno segnare nel 2021 una flessione del 92% a causa della chiusura di quasi tutte le mete extra Ue, mentre il business travel ha perso tre quarti del suo giro d’affari e il settore eventi registra un tonfo dell’80%. Anche l’incoming organizzato è crollato, la presenza di stranieri ha subito un calo del 54,6%, mentre il turismo scolastico si avvia ad essere completamente azzerato per il terzo anno consecutivo.
Secondo Ipsos gli italiani che prevedono una vacanza invernale sono il 62%, in crescita del 16% e ormai quasi in media ai livelli pre-Covid, ma il 68% guarda ormai solo all'Italia. Tra le destinazioni preferite: il Trentino Alto Adige (17%), la Toscana (11%), le new entry Valle d'Aosta (9%) e Puglia (8%), mentre la Sicilia (8%) consolida il suo trend positivo pre-pandemico". Torna infine la fiducia negli alberghi e nel ricettivo organizzato, scelti dal 54% (+4% sull'inverno 2021).
Arrivano dati incoraggianti dall’ultimo World Tourism Barometer, l’osservatorio dei trend turistici dell’Unwto: dopo una prima metà del 2021 debole, il terzo trimestre dell’anno ha visto un rimbalzo del turismo internazionale nell’emisfero settentrionale, facendo registrare un aumento del 58% degli arrivi di turisti tra luglio e settembre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020.
La ripresa però rimane ancora fragile: i numeri sono del 64% inferiori ai livelli del 2019. Nel terzo trimestre dell’anno, l’Europa ha registrato un calo degli arrivi internazionali del 53% rispetto allo stesso trimestre del 2019, rimanendo comunque la migliore performance al livello internazionale. E se è vero che in agosto e settembre gli arrivi si sono attestati a -63% rispetto al 2019, è vero anche che rimangono i migliori risultati mensili dall’inizio del pandemia.
A livello globale, gli arrivi di turisti internazionali tra gennaio e settembre, sono diminuiti del -20% rispetto al 2020, in netto miglioramento rispetto ai soli primi sei mesi dell’anno (-54%). Tuttavia, gli arrivi complessivi sono ancora del 76% al di sotto dei livelli pre-pandemia con prestazioni disomogenee tra le regioni del mondo.
Per il Report di AlixPartners la ripartenza del settore aereo non si avrà prima del 2025, prevedendo nei prossimi tre anni un recupero di traffico non superiore al 20-25%. Una ripresa che sarà ancor più lenta nei viaggi d’affari, segmento che per il 2022 segnerà una perdurante sofferenza con cali rispetto al 2019 del 40-45%. In buona sostanza le aziende continueranno a limitare i budget per le trasferte di lavoro ed il bacino leisure sarà fortemente condizionato dai provvedimenti e dalle possibili restrizioni.
Secondo l’ultima ricerca di Wttc la spesa globale legata ai viaggi è diminuita significativamente dal 2019 al 2020. Il settore travel & tourism ha subito perdite per quasi 4,5 trilioni di dollari e più di 62 milioni di persone hanno perso il lavoro e la spesa dei visitatori nazionali è diminuita del 45%, mentre la spesa dei visitatori internazionali è scesa del 69,4%. Inoltre dopo un calo del 61% nel 2020, la spesa globale per i viaggi d’affari dovrebbe aumentare del 26% quest’anno e del 34% nel 2022, il che implica un recupero del 66% rispetto al 2019. In alcune regioni, la crescita dei viaggi d’affari sarà più rapida di quella del leisure.
Nelle Americhe, la spesa aziendale dovrebbe aumentare del 14% quest’anno e del 35% nel 2022, nell’area Asia-Pacifico, del 32% quest’anno e del 41% l’anno prossimo, in Africa, del 36% nel 2021, leggermente meglio della spesa leisure al 35%, seguita da un aumento del 23% l’anno prossimo. In Europa, la spesa travel è prevista in aumento del 36% quest’anno, anche in questo caso la percentuale è migliore rispetto al leisure al 26%, seguito da un aumento del 28% nel 2022 e in Medio Oriente, la spesa è destinata ad aumentare del 49% quest’anno, con il leisure al 36%, seguita da un aumento del 32% il prossimo anno.
Enit ha partecipato con un suo stand all'IBTM World Virtual di Barcellona in rappresentanza di oltre 52 imprese, con il coinvolgimento delle Regioni: Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Veneto e del Comune di Milano e di Roma Capitale. All'inaugurazione anche l’Ambasciatore Riccardo Guariglia e il Console Generale a Barcellona, Emanuele Manzitti. Enit ha organizzato appuntamenti di networking, di confronto per promuovere l'Italia e incentivare l'incontro tra centinaia di aziende italiane con i buyers spagnoli e internazionali per una full immersion nel modo di vivere italiano: un workshop Mice con 53 aziende italiane e circa 230 buyers internazionali.. Sono 5,8 milioni le presenze spagnole negli esercizi ricettivi italiani (+1,8% nel 2019 sul 2018). Le regioni maggiormente coinvolte dai flussi turistici sono il Lazio con 1,5 milioni di notti (+1,2% sul 2018), il Veneto con 872 mila (+2,9%) e la Toscana con 838 mila (-4,8%). Le 3 destinazioni insieme rappresentano il 55,6% delle presenze totali. Gli alberghi ospitano il 70,5% della clientela dalla Spagna: oltre 4 milioni di pernottamenti (+1,1% sul 2018). Negli esercizi extra-alberghieri l’aumento più alto (+3,6%). La spesa turistica dei viaggiatori spagnoli in Italia ammonta a circa 1,7 miliardi di euro. La sistemazione preferita è quella alberghiera e in villaggio turistico: 647 milioni di euro (-3,9% sul 2018), ossia il 38,7% del totale. Segue l’ospitalità di parenti e amici con 338 milioni di euro e il 20,2% di incidenza (+26,3%) e gli agriturismo con i B&B per 274 milioni di euro (+10,2%) ed una quota parte del 16,4% sul totale. La spesa media per notte è di 74,4 euro per una durata del viaggio di 6,8 notti.
Il 24 novembre la Fondazione Italia Cina ha presentato l’ ultimo rapporto, "I consumi come driver delle relazioni fra Italia e Cina", elaborato dal suo Centro Studi.
Il documento presenta un approfondimento sulle principali tematiche a livello politico ed economico su cui si modellerà la Repubblica Popolare Cinese nei prossimi anni e analizza le nuove direzioni, tendenze e opportunità nate dalla forte spinta data dal Governo cinese alla crescita dei consumi interni nel 2020.
Nella seconda parte del rapporto sono presentati i risultati della seconda edizione di “Quale Cina per le imprese italiane?”, un sondaggio che ha coinvolto 180 imprese con sede in Italia e, in minor numero, in Europa, rappresentative di diversi settori, accomunate dall’aver instaurato rapporti commerciali con la Cina.
Agenzie di Viaggio e Tour Operator rappresentano l'unico comparto bloccato da 20 mesi. Per ribadire come servano interventi e sostegni specifici per salvare un settore che genera un volume d'affari di oltre 13 miliardi all'anno in cui sono a rischio 13.000 imprese e 80.000 addetti hanno deciso di fare ancora una volta quadrato organizzando il 9 dicembre alle 11.00 una conferenza stampa all’Hotel Nazionale di Roma. Interverranno: Pier Ezhaya Presidente ASTOI Confindustria Viaggi; Franco Gattinoni Presidente FTO Confcommercio; Ivana Jelinic Presidente FIAVET Confcommercio ; Enrica Montanucci Presidente MAAVI Conflavoro PMI; Domenico Pellegrino Presidente AIDIT Federturismo Confindustria; Gianni Rebecchi Presidente Assoviaggi Confesercenti. Moderra Cinzia Conti Responsabile Turismo e Viaggi Ansa.