In linea con il trend favorevole del leisure anche il turismo congressuale italiano sta vivendo una stagione di grande positività: aumentano infatti i congressi e gli eventi business realizzati in Italia. Il quadro emerge dall’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi-OICE, la ricerca dall’associazione della meeting industry italiana Federcongressi&eventi e realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ASERI. La decima edizione dello studio di settore che monitora annualmente l’andamento del comparto è stata presentata il 20 giugno a Roma nella sede dell’ENIT-Agenzia Nazionale del Turismo. 

Secondo la ricerca nel 2023 in Italia sono stati complessivamente realizzati 340.057 eventi registrando un aumento pari al +12% rispetto al 2022. I partecipanti sono stati 27.152.890 (+28% rispetto al 2022) e le presenze 41.835.932 (+31.9% rispetto al 2022).

 Tutti gli indici principali hanno quindi una crescita a doppia cifra indicando chiaramente che, dopo lo stop dovuto al Covid19, le imprese sono tornate a investire in eventi, quali convention, meeting e lanci di prodotto, come strumento di marketing e fidelizzazione e le associazioni, soprattutto medico-scientifiche, in congressi capaci di diffondere e promuovere conoscenza e innovazione. Lo stato di buona salute del turismo congressuale italiano è dimostrato dal tasso di incremento dei congressi e degli eventi che nel 2023 è stato del 12%, pari quindi al triplo di quello medio annuo di 4,1% degli anni pre-Covid19, e soprattutto dalle presenze generate dagli eventi da più di un giorno, cresciute di oltre il 50% rispetto al 2022. Positive inoltre le previsioni per l’anno in corso, in termini di crescita sia del numero degli eventi sia del fatturato. 

 “Il MICE italiano gode di buona salute ed è in questo trend che si inserisce una fase di profondo cambiamento della meeting industry”, commenta la Presidente di Federcongressi&eventi Gabriella Gentile. “Eventi e congressi hanno oggi una qualità sempre più elevata e richiedono, quindi, sedi avanzate dal punto di vista dei servizi e delle tecnologie e personale formato e costantemente aggiornato. Parallelamente, i grandi flussi turistici e il conseguente aumento del tasso di occupazione alberghiera nelle destinazioni storicamente a vocazione MICE sta spingendo gli organizzatori a scegliere per eventi e congressi anche sedi fuori dai circuiti più consolidati, favorendo così non solo la destagionalizzazione ma anche la delocalizzazione del turismo”. 

Congressi ed eventi in Italia: dove si fanno e chi li fa 

La maggior parte dei congressi e degli eventi, il 59%, si è svolta al Nord, il 24,7% al Centro, il 10,2% al Sud e il 6,1% nelle Isole.  Per quanto riguarda poi le sedi per eventi, gli alberghi congressuali rimangono la tipologia più utilizzata e, infatti, hanno concentrato il 77,8% degli eventi totali.  I centri congressi e le sedi fieristico congressuali hanno ospitato il 3,1% degli eventi: sono la tipologia di sedi più cresciuta rispetto al 2022 sia per numero di giornate, +33,9%, sia di presenze, +54,7%. Le dimore storiche non alberghiere (abbazie, castelli, antiche locande e casali, palazzi storici, ville, ecc.) sono state sedi del 2,5% degli eventi. 

In merito ai promotori, le aziende hanno organizzato la maggioranza degli eventi, il 66,3%, 13,5 punti in più rispetto alla rilevazione precedente, mentre le associazioni si confermano il secondo promotore con il 22,3% degli eventi. 

Infine, per quanto concerne la provenienza dei partecipanti, cessate le restrizioni dovute alla pandemia, riprendono gli eventi internazionali (cioè con partecipanti provenienti in percentuale significativa dall’estero) e nazionali (con partecipanti provenienti prevalentemente da fuori regione) anche se circa la metà degli eventi e congressi si conferma come negli anni passati a dimensione locale (con partecipanti provenienti prevalentemente dalla stessa regione nella quale si svolge l’evento).

 Sottolinea il Responsabile scientifico dell’Osservatorio Roberto Nelli, docente di Marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore:“I risultati della ricerca evidenziano due aspetti fondamentali della meeting industry italiana. Da un lato, l’evoluzione delle sedi per eventi e congressi, che testimonia il processo di cambiamento in atto nella struttura dell’offerta, che si riconfigura progressivamente per adattarsi alla domanda del mercato in continua trasformazione. Dall’altro lato, la vitalità dei territori, che sanno valorizzare sempre meglio sia la loro vocazione culturale – si pensi ai comuni che rientrano nel cluster della “Grande bellezza”, nei quali si colloca il 44% delle sedi che accolgono il 54% del totale dei partecipanti 2 agli eventi in Italia –, sia le diverse specializzazioni produttive dei sistemi locali, dal “Made in Italy” (che con il 22% delle sedi ospita il 19% dei partecipanti agli eventi) ai sistemi urbani ad alta specializzazione in attività terziarie, nei quali si colloca il 18% delle sedi che aggrega il 27% dei partecipanti totali, un chiaro segnale di quanto la meeting industry possa contribuire allo sviluppo delle imprese nella prospettiva della network economy”.

(Per maggiori informazioni: www.federcongressi.it)