Secondo l'elaborazione di Isnart su dati InfoCamere, le imprese della filiera turistica hanno tenuto in termini numerici (548mila, +1,14%) e la platea dei lavoratori si è ampliata, arrivando a un passo da quota 3 milioni (+5,33%). Una prestazione da giudicare ancora più positivamente se paragonata a quanto fatto nello stesso periodo di tempo dal resto dell'economia: vale a dire un arretramento per le imprese (-0,78%) e un lieve aumento per gli addetti (+1,65%).


Andando più indietro nel tempo la divaricazione si accentua e fa comprendere come il Covid abbia colpito duramente un settore che era lanciato verso primati in sequenza: tra il 2012 e il 2023 il saldo tra imprese attive e cessate nel settore turismo ha fatto segnare addirittura un +11,7% contro il saldo negativo del resto dell'economia (-4,2%).

L'emergenza pandemica ha lasciato cicatrici sul profilo del settore e ha redistribuito in parte gli addetti tra le Regioni. A spiccare, per esempio, è il doppio segno negativo per imprese (- 17,65%) e lavoratori (-32%) nel trasporto aereo. Nel settore trasporti fanno da contraltare gli incrementi del trasporto terrestre e marittimo: quest'ultimo, in particolare, è un comparto con 28mila aziende che ha recuperato con maggiore rapidità dopo la flessione causata dal Covid. La crescita nei servizi del noleggio riflette scelte di spostamento che per un lungo periodo sono state obbligate dalle sicurezza sanitaria. Insieme al settore aereo l'unico altro comparto che perde addetti è quello delle agenzie di viaggio. In particolare per quelle specializzate nell'outgoing ha inciso la maggiore diffusione di strumenti di acquisto online. Alberghi e ristoranti, settore "core" del turismo, possono festeggiare il ritorno nel 2023 al valore aggiunto complessivo del 2019: 75 miliardi di euro per i servizi di alloggio e ristorazione con un'incidenza del 4% sul totale dell'economia. Ma il passaggio del Covid ha lasciato sul campo 6.700 imprese di ristorazione (Fipe ha calcolato che ad appena cinque anni dalla nascita cessano l'attività 4,6 imprese su 10) anche se l'offerta di impiego resta alta e gli addetti sono cresciuti del 5,4% (+90mila unità). Bene anche i servizi di alloggio in cui gli addetti hanno superato quota 400mila.

A guidare la classifica delle Regioni più dinamiche è un terzetto del Mezzogiorno: in testa la Sicilia con imprese e addetti in crescita a doppia cifra (rispettivamente +10,8% e + 14,9%), seguita da Puglia e Calabria. Il Lazio è la Regione in cui è stata più accentuata la mortalità delle imprese (-4,9%). Arretra anche la Lombardia, il territorio con il maggior numero di aziende del comparto (80.509, -1,17%), ma gli addetti hanno superato la quota mezzo milione (+6,4%).

Il settore turistico resta dominato da imprese individuali, ma la loro quota arretra rispetto ai livelli del 2019 (da 47,6 a 45,9%). Seguono le società di persone (da 23,1 a 20,2%) e società di capitali che guadagnano terreno salendo dal 25 al 29%.
Delle 548mila imprese attive nel settore il 27,8% è guidato da donne. In retromarcia le società di giovani imprenditori (-1,87%) con la Campania che vanta la quota più alta.
Crescono (poco, +0,84%) le attività a conduzione straniera. Il primato appartiene alla Lombardia con il 17,7 per cento.

(Per maggiori informazioni:https://www.isnart.it/it/)