Alla fine del 2021 si era già recuperato il 50% dei valori pre-pandemia e oggi per alcune situazioni sono addirittura superiori al 2019: negli Stati Uniti, per esempio, a febbraio del 2022 si sono venduti più biglietti aerei che nello stesso periodo di due anni fa, secondo l'indagine di Travelport. In questo scenario il viaggio rimane in testa tra i desideri delle persone: il 64% rinuncerebbe alle terme o a un trattamento di bellezza, il 63% al cinema, il 60% a comprare nuovi vestiti, il 36% ad andare a mangiare fuori per almeno 6 mesi, se ciò significasse poter viaggiare nel 2022. Tuttavia, secondo l’indagine del Gds, la ricerca e l’acquisto dei viaggi, operazioni spesso fastidiose, vengono definite dagli utenti come una “doccia fredda” e solo il 26% si gode effettivamente l’esperienza di prenotare un viaggio. Mediamente un cliente prima del viaggio visita oltre 30 siti; il 45% vorrebbe poter fare tutto su un singolo sito. Esiste, quindi, un divario da colmare e su cui bisogna lavorare.
Nell’esperienza digitale il travel è al quarto posto, alle spalle di moda, sul podio, e servizi finanziari, medaglia d’argento. La libertà di scelta è, inoltre, un fattore discriminante, mentre il prezzo non sembra avere un ruolo decisivo per il cliente.
Se i viaggi tradizionalmente sono stati all’avanguardia per l’e-commerce (si pensi al biglietto aereo), gli altri settori hanno raggiunto e superato il travel.
Oggi big data e machine learning permettono di restituire scelte pertinenti per i viaggiatori, lasciando l’agenzia più libera di concentrarsi sulla vendita, le parole guida sono data science, self service e personalizzazione, cloud computing e modernizzazione, standardizzazione.
(Per maggiori informazioni: www.travelport.com)