Crescono le imprese femminili del mondo del turismo, ma secondo un’indagine campionaria di Sicamera e Isnart ci sono ancora passi da fare. Servono agevolazioni fiscali e incentivi pubblici, formazione da svolgere nei luoghi di lavoro, orientamento alla creazione d’impresa, apertura al credito. Le donne sono convinte di avere doti specifiche che possono contribuire a migliorare il settore turistico: attitudine alla cura della qualità (64,7%), sostenibilità e responsabilità sociale (40,4%), innovazione (38,4%). Nel 2021, in piena pandemia, il 5% delle imprese femminili del turismo non ha mai aperto, anche per i vincoli derivanti dalla necessità di far fronte ad esigenze di organizzazione familiare, la metà stima una netta perdita a chiusura 2021 e solo il 26% dichiara di poter raggiungere un pareggio di bilancio. Sebbene abbiano pagato di più degli uomini gli effetti negativi della pandemia, sono convinte di poter far bene il proprio lavoro, anche perché più capaci di leggere le nicchie di mercato cogliendone esigenze e dinamiche emergenti (53,8%).
E’ curioso allora scoprire, dalle risposte fornite, che in realtà è ancora modesto il numero di imprese turistiche guidate da donne (il 13%) in cui sono presenti, al momento, iniziative di marketing espressamente rivolte al mercato femminile. Nella maggioranza dei casi (25,9%), infatti, soluzioni specifiche per le “turiste” sono ancora nei desiderata e quindi collocate nel futuro.