Sopravvivere alla moda del proibizionismo in pillole
Non passa giorno senza che i nostri politici e amministratori deliberino nuovi divieti.
Le discoteche sono tra le più colpite. Ma in realtà nessuno può permettersi di ridere. Per i pubblici esercizi è solo questione di tempo poi toccherà anche a loro rispondere agli assalti di chi ci ha preso gusto nel negare progressivamente le piccole libertà che danno senso alla nostra vita materiale.
Pensate alle nostre città: tra un po’ potranno circolare indisturbati (senza multe) solo gli extracomunitari, i deficienti e i vigili urbani. Tutti gli altri dovranno pagare le gabelle post moderne tra una strada e l’altra erogate da sensori, telecamere spia tipiche del nostro tempo ma con effetti che assomigliano al medioevo.
La strategia del proibizionista in pillole è sempre la stessa: si parte da un evento locale trasformato con la gran cassa della comunicazione in un problema decisivo per la vita di tutti; colpo colpo ci si inventa una opinione pubblica terrorizzata e indignata per mettere nelle condizioni il legislatore di recitare la parte del raddrizzatore del legno storto dell’umanità (tra gli applausi scontati dei bigotti e degli invidiosi della felicità altrui). Infine, non potendo in realtà risolvere alcun problema (in democrazia nessun proibizionismo alla lunga si è mai dimostrato efficace) si ritorna sempre all’inizio amplificando sempre di più le situazioni che polarizzano l’opinione pubblica e rendono plausibile la pletora di provvedimenti restrittivi.
Noi delle discoteche probabilmente siamo ad un passo dal fallimento totale grazie all’abusivismo ed alla cecità dei nostri legislatori. Ma potremmo trovare consolazione nel fatto che grazie ai proibizionisti in pillole siamo entrati nella Storia.
Tutto è cominciato con noi e mi viene da pensare che l’incubo del proibizionista in pillole che trasforma la vita in una noiosa rottura di palle potrà finire quando gli si impedirà di esibire lo specchio per allodole delle discoteche.
Vi propongo ora una riflessione sull’ultima trovata che conferma il quadro dal quale sono partito.
Il 30 luglio 2009 il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Senatore Carlo Giovanardi e l’associazione Codacons, gonfi come pavoni facevano la ruota di fronte ad un pubblico di scoglionati giornalisti (potrebbe infine essere loro, per una volta, a prendere il pallino in mano e dire basta ad informazioni senza informazioni!).
I relatori della conferenza stampa sostenevano infatti di avere le prove che il loro provvedimento restrittivo dell’alcol veniva spesso eluso. Praticamente la scoperta dell’uovo di Colombo. Un provvedimento ingiusto e incostituzionale non crea motivazioni forti in chi deve effettuare controlli e ovviamente mette nelle condizioni chi lo subisce di dover trovare vie di fuga.
Come si può pretendere che un divieto che colpisce solo discoteche in via di sparizione che non c’entrano quasi nulla con il problema dell’abuso di alcol possa risultare decisivo rispetto gli incidenti stradali? Io ho sempre sostenuto che dal punto di vista dei principi e della necessaria regolazione della vita notturna occorressero nuove regole. E quando mi è possibile ho sempre sostenuto l’on Carlo Giovanardi.
Ma non posso seguirlo quando si trasforma nel regista del proibizionismo in pillole.
Perché nella conferenza stampa in oggetto i Codacons non ci hanno presentato alcun dato statistico serio sulle circostanze empiriche degli incidenti? Noi, e a maggior ragione i giornalisti, siamo molto interessati a conoscere dove in realtà i giovani avevano consumato l’alcol, da dove provenivano, a che ora hanno avuto l’incidente.
Ci sarebbe piaciuto se i Codacons si fossero soffermati a riflettere sul fatto che tutte le sanzioni amministrative derivanti dal decreto anti alcol sono state sistematicamente narcotizzate dai Tribunali Amministrativi perché norme in contrasto con i principi della nostra Carta Costituzionale.
Queste dimenticanze sono sospette e gettano ombre inquietanti sul modo in cui i personaggi citati intendono risolvere i problemi. Non è vero che il fine giustifica i mezzi. Non è con il cinismo politico che si risolve il problema della pericolosità della circolazione stradale. La nostra associazione aderisce al valore morale esibito dai personaggi che hanno avuto il merito di mettere in discussione stili di vita pericolosi per sé e per gli altri, ma si dissocia da provvedimenti assurdi, iniqui e proibizionisti come quello contro le discoteche.
Vorrei fare una domanda ai responsabili istituzionali che si sono inventati la guerra all’alcol: Credete veramente che il problema dell’alcol verrà cancellato proibendolo a partire dalle ore due? Io penso sia una sciocchezza ma almeno abbiate il buon senso di proibirlo a tutti, specialmente ai pubblici esercizi e bar che vivono esclusivamente sulla vendita a basso prezzo di bevande alcoliche.
2 agosto 2009
Il Presidente Nazionale di Asso Intrattenimento
Luciano Zanchi