L'ex commissario europeo Frits Bolkestein, da cui prende il nome la direttiva sulla liberalizzazione dei servizi, invitato mercoledì a Montecitorio per un confronto con i balneari fornisce pubblicamente la sua interpretazione: "Le spiagge sono beni e non servizi, pertanto rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva".
L’incontro di oggi alla Camera con Frits Bolkestein dimostra - dichiara il Presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari - quanto sia alta l’attenzione sulla problematica delle concessioni demaniali marittime ai fini turistico ricreativi e il loro rapporto con le normative europee che, a nostro avviso, hanno avuto una applicazione distorta, impropria e contraria all'interesse nazionale, provocando un disastro di natura economica che mette a rischio 30 mila imprese balneari in un comparto che per il turismo costiero rappresenta il volano principale. Il nostro auspicio è che oggi, dopo l’avvio nel 2008 da parte della Commissione europea della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché il diritto di preferenza del concessionario uscente configurava una restrizione alla libertà di stabilimento dell’operatore economico, si possa finalmente fare chiarezza sull’errata applicazione della Direttiva Bolkestein.
Il confronto con Spagna e Portogallo conferma la possibilità delle proroghe.
Dopo l’audizione di Assobalneari e Federturismo, un primo passo avanti.
«Si tratta di una situazione oramai chiara: Spagna e Portogallo hanno concesso proroghe fino a settantacinque anni e non è stata aperta nessuna infrazione da parte dell’Unione europea. Chiediamo che anche l’Italia prosegua su questa strada». A dirlo è Fabrizio Licordari, Presidente nazionale di Assobalneari Italia Confindustria.
A seguito dell’audizione di Assobalneari e Federturismo alla Camera, dove è in discussione il Ddl delega di “Revisione e riordino del demanio” approdato alle commissioni congiunte Finanze e Attività produttive, le schede preparate dall’ufficio giuridico della Camera danno ragione alle tesi fin qui portate avanti dagli imprenditori balneari aderenti a Federturismo Confindustria. «Sono quattro anni che consegniamo a tutti gli interlocutori le legislazioni integrali e in lingua originale. Adesso, dopo che lo abbiamo fatto nuovamente in audizione, sembra che qualcuno se ne sia finalmente accorto; infatti è proprio in seguito alla nostra attività che è giunto questo chiarimento dall'ufficio giuridico della Camera. Le schede sono estremamente riassuntive, ma almeno rappresentano un primo passo in avanti a conferma della verità». Dunque, come precisa Licordari, ci sono casi concreti che dimostrano un’applicazione differente della Bolkestein. «Per il contesto portoghese viene identificata la scelta politica di garantire alle aziende un periodo lungo che assicuri ai titolari di concessione il cosiddetto “diritto di preferenza”. Per la Spagna si parla invece di certezza giuridica nei rapporti di concessione e nel regolamento attuativo della legge che ha previsto una proroga fino a settantacinque anni, è stato anche introdotto il rafforzativo della preferenza per il concessionario uscente in caso di domanda di rinnovo. Questo è quello che chiediamo: ossia che si scelga politicamente di procedere ad una proroga di trent’anni per garantire certezza agli operatori italiani che comunque in qualsiasi caso devono avere un diritto a poter continuare a svolgere l’ attività che nel tempo hanno creato». L'approvazione della legge delega di revisione e riordino della normativa sul demanio marittimo, come sottolineato anche da Federturismo Confindustria, «rischia di modificare unilateralmente in Europa le condizioni di accesso al mercato senza garantire reciprocità con altri paesi europei, nostri diretti concorrenti, che potranno, se approvata la norma, liberamente acquisire la gestione del nostro patrimonio demaniale senza possibilità di reciprocità per i nostri imprenditori».
Entrando nel merito, la Camera descrive come non ci sia stata nessuna infrazione europea per i due paesi. «Quanto identificato dai tecnici della Camera dimostra che è possibile attuare diversamente la Bolkestein per difendere oltre trentatré mila aziende italiane. Nel 2007 il Portogallo con il decreto legge denominato “Legge di Acqua”, nel rinnovo di durata di settantacinque anni delle concessioni, ha riconosciuto il diritto del concessionario uscente ad essere preferito rispetto ad altri concorrenti. Un articolo molto simile che la commissione europea ha fatto abrogare all’Italia con la procedura di infrazione del 2009. Per quanto riguarda la Spagna nel 2013 viene varata la Ley de Costas auspicata addirittura da Bruxelles che prevede una proroga secca da trenta a settantacinque anni delle concessioni in essere in base alla loro tipologia, senza le procedure di evidenza pubblica imposte invece per l’Italia praticamente nel corso dello stesso periodo temporale. Stiamo parlando di paesi molto simili all’Italia, con l’economia turistica che è trainante e con una consolidata industria balneare. In questo caso il nostro governo invece che tutelare questa ricchezza e permettere all’Italia di diventare il paese guida del settore in Europa, sceglie di minare foltamente le basi di questa industria». Ma vi è altro, precisa Licordari. «In sede di audizione, le amministrazioni dello stato preposte al settore (Agenzia del demanio ecc.), non sono state in grado di fornire dati esaustivi sul numero e sulla consistenza delle aree in concessione, così come delle aree demaniali marittime libere e come tali concedibili, al fine di verificare la sussistenza o meno del requisito della scarsità delle risorse. Di più, non sono disponibili dati utili al fine di verificare la sussistenza o meno dell'altro requisito da cui discende l'applicabilità della direttiva Bolkestein, al pari di quello della scarsità delle risorse disponibili, l'interesse transfrontaliero certo, cioè l'analisi del pregio economico ed ambientale delle concessioni demaniali marittime attualmente in concessione».
Pertanto, la richiesta del Presidente Licordari è quella di proseguire con un regime di proroga di 30 anni delle concessioni demaniali e di sospendere l'esame del Ddl delega di “Revisione e riordino del demanio” che sarebbe il primo provvedimento italiano ed europeo che certificherebbe le evidenze pubbliche con la conseguente messa all'asta delle aziende concessionarie, “senza se e senza ma”, senza, tra l'altro, la verifica e l'accertamento dei presupposti di fatto da cui discendono le norme in esame. «Chiediamo al Parlamento che faccia buon uso di quanto abbiamo prodotto, ormai noto a tutti, e ancor più che si tenga nel dovuto conto di quanto fornito in merito dall'ufficio giuridico della Camera dei deputati. E’ possibile giungere ad una proroga e tutelare oltre trentamila famiglie di imprenditori italiani, nonostante un accanimento anche di tipo giudiziario che non ha precedenti. Ci auguriamo che le regole discendano ancora dalla volontà popolare e quindi dalle leggi approvate dal Parlamento e non dalle sentenze dei Tribunali».
Contatti: Fabrizio Licordari cell. +39 338 5779380
In allegato le schede dell’ufficio giuridico della Camera dei Deputati
Il 20 aprile la seconda seduta delle Commissioni congiunte Finanze e Industria della Camera. Ribadita la richiesta da parte di Assobalneari di una proroga di 30 anni.
Nei giorni passati grande mobilitazione degli operatori demaniali.
«Auspichiamo di poter spiegare approfonditamente, e con documentazioni originali, alle Commissioni parlamentari competenti, l'attuale funzionamento delle concessioni demaniali nei paesi diretti concorrenti dell'Italia, perché si possa finalmente fare chiarezza sulla situazione. Confidiamo che si possano così recepire le istanze del nostro settore e difendere gli interessi nazionali»; questo quanto dichiara Fabrizio Licordari, Presidente nazionale di Assobalneari Italia, ribadendo la richiesta di essere ascoltato in Parlamento.
Il prossimo 20 aprile giungerà, infatti, in seconda seduta all'esame della Commissione Finanze e della Commissione Industria della Camera dei Deputati, il Ddl delega di “Revisione e riordino del demanio”, con l’ audizione delle Regioni.
«Contro l'approvazione del disegno di legge si è mobilitata l’intera Assobalneari Italia insieme alle altre principali associazioni di categoria aderenti a Confindustria, Assomarinas (Porti Turistici) Assitai (Campeggi) Confindustria Alberghi. In un documento congiunto abbiamo denunciato lo svantaggio competitivo che i concessionari italiani verrebbero a subire se il decreto fosse approvato – spiega Licordari - Esso di fatto certifica le evidenze pubbliche e consentirebbe ad operatori di altri paesi concorrenti di acquisire, tramite gara, la gestione delle nostre spiagge, senza che vi sia per le imprese italiane la possibilità di fare altrettanto in altre aree costiere d’Europa; come la Spagna, il cui governo ha prorogato le concessioni demaniali da un minimo di 30 a un massimo di 75 anni, o come il Portogallo, dove già dal 2007 è stato istituito il diritto di preferenza per il concessionario uscente con concessioni fino a 75 anni».
Per porre rimedio a questa grave asimmetria, Assobalneari Italia ha richiesto un’audizione presso le Commissioni parlamentari Finanze e Industria riunite, per illustrare la necessità che l'Italia approvi almeno una proroga di 30 anni delle concessioni per essere alla stregua dei paesi iberici.
“Vogliamo fare comprendere che se vogliamo sviluppare il turismo costiero nazionale non possiamo immaginare, in un mercato moderno e occidentale, che si possano sviluppare aziende con una scadenza. Il nostro Governo ha il dovere di difendere le proprie imprese, i propri imprenditori, l’ occupazione ed il prodotto Italia che noi rappresentiamo legiferando a tutela delle Imprese e non dandole in pasto a regole partorite da Euroburocrati che difendono interessi economici che non collimano con i nostri. Nei giorni scorsi come Assobalneari abbiamo presenziato ad incontri che si sono tenuti a Bari, insieme ai vertici di Assomarinas e Federturismo, ma anche a Pisticci in Basilicata, a Catania e Lipari in Sicilia, a San Benedetto del Tronto e Porto San Giorgio nelle
Marche, a Rapallo in Liguria e a Forte dei Marmi in Toscana. In tutti gli incontri si è registrata una folta partecipazione, e da parte degli imprenditori presenti, una totale condivisione alla linea di Assobalneari Italia. Abbiamo registrato un unanime consenso alla posizione che con fermezza stiamo portando avanti per difendere e tutelare non solo le imprese balneari italiane, ma tutto il sistema turistico costiero nazionale. Per questo motivo chiediamo di essere ascoltati in Commissione per fare presente al Parlamento le istanze di tutti quegli imprenditori con i quali ci siamo confrontati direttamente, per manifestare i bisogni di un’intera industria italiana che rischia di essere fortemente danneggiata».
Contatti: Fabrizio Licordari cell. +39 338 5779380
ASSOBALNEARI ITALIA - Federturismo Confindustria, invita tutti i Balneari Italiani contrari al Disegno di Legge approvato dal Governo che certifica le evidenze pubbliche, a partecipare pacificamente al Presidio-Manifestazione di mercoledì 15 Marzo alle ore 11.00 in Piazza Montecitorio a Roma.
Il diritto a manifestare, afferma il Presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari, è un diritto costituzionalmente garantito e noi, che non accettiamo di andare a gara per le nostre attività, che non accettiamo periodi transitori che il Governo ci propone per approntare le evidenze pubbliche, e che altre Organizzazioni invece accettano e contemplano nel loro programma, intendiamo esercitarlo per fare comprendere alla Politica ma soprattutto al Governo, che i balneari Italiani non vogliono essere considerati come aziende a termine, con una scadenza, senza prospettive future a causa di una posizione ideologica di partito a noi contraria che giustifica in nome di norme europee irrazionali il desiderio di mandarci a gara per farci sostituire nell’ esercizio della nostra Impresa, come dichiarato anche recentemente dal Ministro Calenda.
Manifestare queste posizioni non significa, come qualcuno accusa, ingenerare illusioni o cercare facili approvazioni, ne tantomeno cercare consenso politico, prosegue Licordari, ma significa difendere con il dissenso il diritto a poter continuare il proprio lavoro che invece il progetto del Governo vorrebbe cancellare, senza tenere conto della volontà di quegli Imprenditori, di quelle Famiglie che nel loro lavoro credono e del cui lavoro vivono.
Altri Paesi, in un’ ottica di vero sviluppo, hanno deciso di sostenere e tutelare le loro aziende proteggendole con norme che invece il nostro Governo si rifiuta di considerare, barricandosi dietro a sentenze o giudizi di tribunali. Ciò per una classe politica è avvilente e vergognoso, perché è proprio l’ esponente politico che ha il compito di legiferare e creare le regole alle quali, solo successivamente, i giudici si devono attenere.
Per questi principi inconfutabili un Governo che si rispetti, continua il Presidente di Assobalneari, ha il sacrosanto dovere di affrontare questa questione con dignità e autorevolezza per tutelare le proprie imprese, per difendere un sistema economico consolidato e le decine di migliaia di posti di lavoro, che riguardano non solo i concessionari balneari, ma anche i Porti Turistici, gli impianti Termali e di imbottigliamento delle acque, i Campeggi, gli Alberghi, i Costruttori della Nautica, gli Impianti di Risalita, i Terminalisti Portuali, i Taxi, i Commercianti ambulanti
La Presidenza del Consiglio, ha il dovere di fare quello che i Governi di Spagna e Portogallo hanno fatto per le loro imprese costruendo con una autorevolezza politica, che fino ad ora non ha dimostrato, un progetto di riforma che preveda una proroga di almeno trent’ anni, imponendola ai poteri forti di Bruxelles e non certo subendo l’ euroburocrate di turno arroccato a difendere regolamenti e direttive emanati dalla Commissione priva di qualsiasi legittimazione democratica e popolare.
Le dinamiche che invece vengono proposte oggi per degli imprenditori sono inaccettabili e chiedere la tutela delle nostre attività sono motivi che riteniamo assolutamente sostenibili e che ci spingono a scendere in piazza tutti insieme per opporci all’ azzeramento delle nostre aziende e per indurre l’ Esecutivo a difendere imprese e lavoratori del proprio Paese, proprio come hanno saputo fare altri Paesi appartenenti alla Comunità europea.