Oltre 300 imprenditori hanno gremito lunedì sera lo Sheraton Padova Hotel per l’incontro con il presidente dell’Enit Matteo Marzotto organizzato da Confindustria Padova. «Un comparto che vale il 10% del Pil ha attenzioni da cenerentola. Se diventasse centrale nella politica economica, sarebbe un passaggio storico

«Abbiamo un budget limitato per affrontare le azioni di Paesi meglio organizzati»matteo_marzotto(Padova - 25.05.2010) - «Il turismo rappresenta per l’Italia il 10% del Pil, eppure tra il 2008 e il 2011 l’Enit ha visto dimezzarsi la dotazione, passando da 49 a 24 milioni di euro. Francia e Spagna hanno messo in campo fondi anche 13 volte superiori. È un budget inadeguato per la mission dell’agenzia, chiamata a coordinare e sviluppare la promozione del brand Italia nel mondo. E’ a rischio l’operatività». Non c’è rassegnazione, ma qualche perplessità e anche amarezza, nelle parole usate dal presidente dell’Enit Matteo Marzotto per descrivere le funzioni dell’Agenzia nazionale per il turismo agli oltre 300 imprenditori padovani e veneti intervenuti lunedì sera allo Sheraton Hotel per il sesto incontro di “In gara col tempo”, la “clinica” per imprenditori promossa da Confindustria Padova, con il coordinamento scientifico della facoltà di economia dell’Ateneo di Padova e il sostegno di Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio del Veneto e UMANA.

L’imprenditore vicentino, dall’agosto 2008 alla guida dell’Enit, che pur tra mille difficoltà sta cercando di riorganizzare, ha spiegato alla platea il rapporto con le amministrazioni pubbliche, dato che il tema della serata era appunto il ruolo di istituzioni e imprese nelle politiche e strategie per valorizzare le risorse turistiche. Il paradosso è evidente: un’industria che rappresenta un pezzo importante della ricchezza nazionale ottiene attenzioni da cenerentola. «Io credo che l’Italia, sul totale di 980 milioni di viaggiatori nel mondo, possa fare ben più dei 40 milioni di arrivi che oggi raggiungono il Bel Paese - afferma Marzotto -. Io vi racconto che l’Enit non ha risorse adeguate, che la promozione ha limiti strutturali rispetto ad altri competitor diretti, Francia e Spagna in primis. Eppure veniamo da un inverno andato piuttosto bene e ci aspettiamo una stagione estiva positiva. È evidente che l’Italia tira, per questo non dobbiamo mai accontentarci».

I nodi rischiano però di venire al pettine, se non ci sarà un cambio di passo. «L’Italia rimane la quarta destinazione turistica al mondo - chiarisce Marzotto - a tutti gli effetti è il primo paese che tutti, nel mondo, desiderano visitare. La Banca d’Italia ci dice che siamo il quarto attrattore di valuta straniera, dunque abbiamo visitatori di livello medio-alto che spendono volentieri nel made in Italy. Eppure la Francia ha quasi il doppio degli arrivi e la Spagna il 35% in più. Ecco perché nella promozione su mondo servono più efficacia e un’azione unitaria: serve un coordinamento centrale per non confondere i brand. Oggi in Italia sono 13mila i soggetti che hanno titolo per fare promozione e 220mila le norme sul turismo. Talvolta le amministrazioni locali che hanno competenze in materia realizzano progetti privi di un coordinamento, che confondono l’attenzione rispetto alla destinazione Italia».

Limiti e sovrapposizioni che, tuttavia, non frenano la domanda. «Il nostro osservatorio sull’estero ci dice che la domanda è in aumento - chiosa Marzotto -. In un anno terribile come il 2009, mentre le nostre aziende subivano cali del fatturato a due cifre, il comparto turistico ha contenuto la flessione tra il 5 e il 10 per cento. Eppure l’investimento è ancora basso. Nessun governo finora si è dimostrato sufficientemente sensibile e ha saputo immaginare il turismo come un’industria, nonostante generi introiti e occupi 2,5 milioni di persone. Il momento è difficile e le risorse scarse, ma se il turismo diventasse centrale nelle strategie del Governo, sarebbe un passaggio storico».

In conclusione, Marzotto invita a investire sul web 2.0 e 3.0 per attrarre nuovi ospiti, ma non manca una stoccata per i colleghi imprenditori. «Gli operatori del settore devono continuare, o tornare a investire - afferma -. Gli italiani hanno grande forza nell’ospitalità, quello che manca non è certo la disponibilità ricettiva, piuttosto mancano strutture di qualità e più moderne. Non si può continuare a rimanere fermi, serve un colpo di reni per fare sempre di più e meglio»

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