Sono passati quasi dieci anni dalla prima reintroduzione dell’imposta di soggiorno in Italia. In questi anni più volte siamo intervenuti segnalando criticità e preoccupazioni.
In una recente lettera al Ministro Centinaio, ferma restando l’ambizione che questa imposta possa essere abolita, abbiamo sostenuto l’esigenza di una revisione organica della materia.
È di queste ore la notizia che la vice Ministro Castelli ha chiesto l’inserimento nel Decreto Crescita di una norma volta a rendere più stringenti i controlli. Certamente è importante garantire l’adempimento, ma va sottolineato che l’intero sistema delle verifiche, dei controlli e delle sanzioni ha bisogno di essere profondamente rivisto.
L’albergatore, oltre ad essere chiamato a svolgere un’attività di riscossione per conto del comune – attività che non viene in alcun modo né riconosciuta né remunerata – è per giunta soggetto ad un sistema sanzonatorio particolarmente afflittivo. Va sottolineato infatti che in quanto agenti contabili, eventuali versamenti errati o mancanti anche solo parziali, si configurano come peculato e quindi perseguibile penalmente, cui si aggiungono le sanzioni amministrative previste dai regolamenti comunali.
Un aspetto questo da monitorare ed approfondire anche in considerazione del fatto che il Consiglio di Stato è recentemente intervenuto in un caso evidenziando alcune contraddizioni in merito ai provvedimenti sanzionatori.
Dobbiamo inoltre sottolineare che allo stato attuale il sistema dei controlli si concentra principalmente se non esclusivamente sulle imprese alberghiere, mentre le altre tipologie di ricettivo – pur rappresentando ormai una quota estremamente rilevante del mercato – sono toccate solo marginalmente dal fenomeno.
È quindi importante rivedere il quadro complessivo della materia per garantire l’efficacia del controllo per tutte le tipologie di soggetti tenuti e un sistema sanzionatorio equo.