La prima classifica sulla vocazione nautica dei territori di mare nel Belpaese è stata presenta questa mattina in apertura del Convegno “Le infrastrutture dello Sviluppo” che ha avuto luogo nell’ambito del 51° Salone Nautico Internazionale di Genova.
Anche la nautica ha il suo indice di qualità. Si tratta del NaQI, Nautical Quality Index, il primo indicatore che classifica la qualità nautica delle 62 province costiere italiane sulla base di quattro parametri: l’offerta territoriale di porti e posti barca, la qualità dei servizi portuali, la presenza di altri servizi turistici e l’accessibilità e l’afflusso.
Presentato oggi durante il Convegno UCINA “Le infrastrutture dello Sviluppo”, l’indice è stato realizzato dall’Osservatorio Nautico Nazionale ed illustrato dal Professor Gian Marco Ugolini, docente di Geografia Economica presso l’Università di Genova.
Più in particolare la classifica ha individuato 3 indicatori per il parametro relativo all’offerta territoriale di porti e posti barca (densità porti, numero posti barca per residenti, percentuale di marine, le strutture a maggiore vocazione diportistica); 3 indicatori per il parametro qualità dei servizi portuali (possibilità di ospitare navi da diporto, presenza di servizi dedicati,disponibilità di refitting); 3 indicatori per il parametro altri turismi del mare (numero dei diving center, associati FIV e presenza di aree marine protette); 2 indicatori per l’accessibilità e l’afflusso (accessibilità stradale e l’indice di pressione, ovvero l’incidenza della domanda rispetto all’offerta di posti barca.
In testa alla classifica si è posizionata Lucca, giudicata, in questa prima edizione, la provincia più a misura di diportista principalmente grazie all’elevata qualità dei servizi presenti all’interno del porto di Viareggio (collegamenti elettrici, fornitura di carburante, servizi antincendio, scalo di alaggio, etc.) e all’elevata concentrazione di società di refitting, manutenzione e servizi sul territorio.
Seguono Genova e Matera, quest’ultima balzata ai primi posti grazie alla presenza di due importanti strutture di portualità turistica, Marina di Policoro e il Porto degli Argonauti, collocate in un tratto di costa ridotto
La successiva tavola rotonda, aperta come di consueto dal Presidente UCINA Anton Francesco Albertoni,
ha visto protagonisti Luigi Grillo, Presidente Commissione Lavori Pubblici del Senato, Massimo Sessa, Presidente III Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Paolo Signorini, Capo Dipartimento per la Programmazione del CIPE, Antonella Stasi, Vice Presidente Regione Calabria, Giuseppe Parrello, Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Giancarlo Miele, Presidente Commissione Sviluppo Economico, Innovazione, Ricerca e Turismo del Consiglio regionale del Lazio e Sebastiano Venneri, Vice Presidente Legambiente, mentre le conclusioni sono state affidate a Pasquale De Lise, Presidente del Consiglio di Stato.
Al centro del dibattito le prospettive e i limiti del nuovo assetto del demanio federale, in attesa della convocazione della conferenza Stato-Regioni per il raggiungimento dell’Intesa sulle concessioni demaniali portuali prevista dal DL 70/2011 di maggio (Decreto Sviluppo).
Di rilievo l’intervento del Senatore Luigi Grillo, che dopo aver ricordato quanto le istituzioni abbiano fatto negli anni per il settore, da sempre espressione di eccellenza e motivo di orgoglio per il Paese, e le cinque norme per la nautica contenute all’interno del già menzionato Decreto Sviluppo, ha sottolineato il ruolo centrale del project financing. In tempi di crisi e in assenza di fondi pubblici, il ricorso a questo strumento rappresenta la miglior strategia per supportare lo sviluppo delle infrastrutture necessarie alla nautica da diporto, soprattutto se esso avviene all’interno di un progetto regionale che ha definito piani specifici per la valorizzazione delle proprie coste.
La discussione si è dunque orientata verso tematiche legate a specifici progetti di sviluppo, al recupero di bacini commerciali esistenti ed aree militari dismesse, tutte iniziative volte alla riqualificazione delle aree costiere.
Interessanti a questo riguardo le testimonianze di Antonella Stasi e Giancarlo Miele che hanno illustrato le iniziative realizzate, rispettivamente, in Calabria con un piano di sviluppo che prevede di triplicare in breve tempo il numero di posti barca, e nel Lazio con un progetto di ridestinazione delle esistenti strutture.
Ugualmente stimolante il contributo di Giuseppe Parrello che ha presentato il progetto relativo alla creazione della Cittadella Nautica di Ravenna, un’iniziativa di pregio attualmente in stand by per mancanza dei fondi pubblici stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico.
La Cittadella prevede la creazione di un polo produttivo per la nautica che si inserisce nell’ambito del porto commerciale, porto turistico e terminal crociere.
Paolo Signorini, ha sottolineato come nel nuovo assetto dello Stato sia necessario trovare un equilibrio fra norme centrali e autonomia locale, a maggior ragione in un comparto vitale come quello della nautica.
L’intervento di Sebastiano Venneri ha sottolineato come la tutela dell’ambiente non sia necessariamente in contrapposizione con lo sviluppo dell’economia ed ha indicato nelle potenzialità della nautica la capacità di coniugare l’eccellenza italiana con i territori di pregio.
Le conclusioni sono state affidate a Pasquale De Lise il quale, ricordando che il sistema portuale prevede la competenza concorrente di Stato e Regioni, ha affrontato una tematica attuale e controversa, ovvero quella del federalismo e delle concessioni demaniali. Il Presidente del Consiglio di Stato ha voluto ricordare l’esistenza di normative europee in materia, che prevedono un regime di concorrenza con tutti i paesi della UE e che pertanto non consentono deroghe al Governo Italiano.
De Lise ha inoltre dichiarato di comprendere il disagio degli operatori della portualità turistica laddove, a fronte di concessioni – contratto che fissavano un determinato canone demaniale, si sono visti, unilateralmente e a concessione in corso, modificare le medesime condizioni contrattuali.
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