Ieri, 7 ottobre 2010, il Consiglio dei Ministri ha pronunciato un primo “sì” allo schema di decreto legislativo contenente il “Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del Turismo”, che sarà oggetto, nei prossimi giorni, di tutti i pareri del caso: commissioni parlamentari competenti, Conferenza Stato Regioni.


“Dopo aver letto attentamente la bozza di provvedimento presentata dal Ministro del Turismo On.le Michela Brambilla - dichiara Renato Papagni, Presidente di Assobalneari Italia Federturismo Confindustria - siamo rimasti a dir poco perplessi e sorpresi: non una riga del provvedimento è dedicata agli stabilimenti balneari.

Si inserisce - continua Papagni - il “turismo del mare” tra tutte le possibili tipologie di turismo percorribili nel nostro Paese e neanche un cenno alle imprese che sottostanno a questo tipo di offerta turistica. Semplicemente sconcertante.

Il sistema balneare italiano sta attraversando una fase storica, certamente la più delicata. Oggi, i concessionari balneari di tutto il Paese, e stiamo parlando di oltre 30.000 aziende, si trovano tra l’incudine e il martello, stretti, da una parte dal federalismo demaniale che, con tutti i suoi risvolti sul demanio marittimo, andrà ad influire su aspetti quali modalità di gestione e referenti amministrativi; dall’altra, dall’Unione Europea che chiede l’introduzione di modifiche al sistema di rilascio delle concessioni demaniali, ancora in fase di definizione tra Associazioni di categoria e il Ministro per gli Affari Regionali On.le Raffaele Fitto.

Il comparto turistico balneare, è proprio il caso di dirlo- continua il Presidente di Assobalneari Italia- si trova in un momento di caos e incertezza elevati all’infinito: regole tutte da rivedere, imprese tutte da riorganizzare secondo tempi e parametri che non saranno gli stessi di prima, migliaia e migliaia di risorse umane impiegate nelle aziende che oggi ci sono ma domani non sappiamo.

Ciliegina sulla torta, in un quadro così precario il Ministro del Turismo si dimentica completamente di tutte le aziende che, in assenza del benché minimo sostegno da parte del Governo, mantengono competitiva l’immagine balneare italiana e che devono necessariamente rientrare nella filiera turistica nazionale perché espressione di un comparto fondamentale per l’economia del Paese e di tutto l’indotto.

Un impianto balneare è un’azienda vera e propria, come ha dimostrato l’entusiasmo con cui la rappresentanza imprenditoriale per eccellenza in Italia, il sistema Confindustria, ha voluto costituita al proprio interno, una sezione specifica. Ogni azienda balneare ha un proprio management, proprie risorse umane, propria programmazione turistica e di investimenti. Non ci sentiamo, proprio per questo, “figli minori” rispetto alle miriadi di strutture alberghiere e para alberghiere citate nel Codice, alle agenzie di viaggio e ai tour operator. Anzi, proprio con tutti e tre abbiamo bisogno di equipararci per avviare un programma di convenzioni e sinergie che rafforzino la competitività del sistema “Turismo Italia”, anche sotto profili organizzativi, economici e di opportunità. Tagliare fuori, completamente, la componente balneare dalla filiera turistica di un Paese che si affaccia sul mare per oltre 7.000 km è pura follia.

Mi auguro vivamente - conclude Renato Papagni - che il Ministro Brambilla si ravveda in questo senso. Da parte nostra, in occasione delle consultazioni che, mi auguro, il Ministro vorrà programmare con tutte le rappresentanze turistiche nazionali per discutere il contenuto del Codice, avremo certamente modo di chiarire la nostra posizione, affinché al comparto balneare sia dedicata l’attenzione e riservato lo spazio che gli spettano.”