Secondo l’International travel managment study 2019, la ricerca condotta annualmente da AirPlus, che ha coinvolto i travel manager aziendali di 31 Paesi, sempre più viaggiatori d’affari scelgono di pagare le proprie trasferte con carte di credito virtuali e l’Italia è uno di questi. Secondo lo studio, in soli quattro anni il numero globale delle aziende che fa affidamento alle carte virtuali per saldare i costi dei soggiorni in hotel è quadruplicato, passando dall’8% del 2015 al 31% (quasi un’azienda su tre) registrato nel 2019. In testa alla classifica c’è l’Australia, dove il 46% delle aziende fa uso di questo tipo di pagamento, seguita però a poca distanza dall’Italia, che registra un 44% di utilizzo. Più tradizionalisti gli svizzeri, per i quali sceglie questa forma di pagamento solo un’azienda su dieci.

E se da un lato la carta virtuale è pratica e veloce e permette di tracciare tutti i movimenti effettuati, semplificando così il lavoro amministrativo e di rendicontazione, questo incremento d’uso è da attribuirsi anche alla congenialità di questo strumento per i dipendenti aziendali che viaggiano più sporadicamente.

La ricerca ha evidenziato infatti che solamente un intervistato su dieci effettua più di dieci viaggi all’anno, mentre il 25% fa da quattro a sei viaggi nei dodici mesi e oltre la metà (il 51%) viaggia da una a tre volte all’anno. Per quest’ultima tipologia di viaggiatori d’affari le aziende raramente sono propense a destinare una corporate card, ma trovano nella carta virtuale uno strumento ideale: monouso, facile da usare e controllare, flessibile, trasparente e sicuro.
E le carte virtuali insieme alle corporate card sono considerate una modalità vincente per i viaggi d’affari dall’83% dei travel manager intervistati. L’utilizzo delle carte aziendali per i viaggiatori risulta essere una soluzione generalmente apprezzata dal 74% dei travel manager intervistati, con la Scandinavia in testa con l’88% di preferenze. Il nostro Paese, con il 79% delle preferenze, si attesta comunque sopra la media globale. Nei viaggi business, accanto alle carte di credito, il 72% delle aziende chiede ancora a chi viaggia per loro conto di coprire personalmente e anticipare i costi di viaggio, per poi saldare la somma a fronte di una nota spese. Gli Stati Uniti sono il Paese che, con il 50%, ricorre di meno a questo sistema, mentre ancora una volta la Svizzera, sembra non tenere il passo con la tecnologia e con l’88% registra la preferenza più alta per questa scelta. L’Italia, invece, si attesta al 63%. Anche gli anticipi di contante da parte dell’azienda sono ancora un’opzione per quasi la metà delle aziende (49%). In Italia la percentuale per questa opzione si attesta al 52%.
Ma come avviene la prenotazione dei soggiorni in hotel? Per il 52% degli intervistati vengono prenotati direttamente dall’azienda, e per il 7% attraverso self booking tool – per l’Italia questi dati sono rispettivamente del 49% e del 3%. Il restante 41% dei soggiorni, invece, viene prenotato dal viaggiatore o attraverso Ota o direttamente in struttura, come avviene per il 48% in Italia. Una modalità di prenotazione tuttavia “invisibile” per l’azienda, unita alla mancanza di un sistema di pagamento corporate rende ancora più difficile il rispetto della travel policy e la riconciliazione delle spese.

(Per maggiori informazioni: https://www.airplus.com/it/it/start-page.html)