La situazione economica generale è definita dagli esperti "stagnante" o "recessiva"; le banche hannochiuso i cordoni della borsa dichiarando di non avere più liquidità. Le rivoluzioni politiche che hanno segnato la caduta di più di un regime, mentre altri probabilmente seguiranno a breve, hanno travoltotutti i riferimenti consolidati ed aperto il fronte a nuovi scenari, ancora tutti da definire.

In questo contesto tutte le aziende sono in una situazione di grave difficoltà, e quelle turistiche non solo non fanno eccezione, ma anzi sono le prime e le più colpite da questo stato di incertezza e di instabilità che le costringe a grandi sforzi di razionalizzazione e taglio di costi per garantirsi un futuro.

In questi ultimi anni molti protagonisti del settore sono scomparsi ed altri hanno unito le loro forze per affrontare con maggiore efficacia le difficoltà che si profilano all'orizzonte; mai lo Stato è intervenuto, ed anzi deve ancora rifondere quei passeggeri che ormai due anni fa sono stati vittime del fallimento di un operatore e si sono rivolti al Fondo di garanzia istituito presso il Dipartimento del Turismo, come previsto dall'allora Codice del Consumo ed oggi dal Codice del Turismo.

In questi ultimi mesi si sente parlare ripetutamente di possibili interventi dello Stato per ridare vita alla Valtur, attraverso prestiti ponte e partecipazioni di capitale da parte di realtà statali o parastatali. Tali ipotetici interventi vengono giustificati attraverso motivazioni legate alla salvaguardia dei posti di lavoro ed alla conservazione di uno storico marchio.

Il compito dei Commissari di Valtur, nominati nella logica di una "legge Marzano" applicata forse con un eccessiva elasticità, è sicuramente, innanzitutto, quello di verificare la possibilità di cedere l'azienda, in tutto o in parte, ad investitori privati, garantendone la continuità. I mesi trascorsi dovrebbero essere serviti, dunque, a verificare la concreta possibilità di trovare veri acquirenti interessati, anche perché la stagione estiva è alle porte.

Se questo è avvenuto, bene e i migliori auguri di successo all'imprenditore che affronterà questa sfida.

Qualora, però, i commissari non avessero trovato un vero acquirente, si astengano dall'inventare soluzioni nelle quali lo Stato, direttamente o indirettamente, si assume rischi d'impresa e si mette a fare l'operatore turistico. Lo ha già fatto in passato, con un enorme spreco di denaro pubblico e senza peraltro riuscirci, in occasione del tentativo di salvataggio di imprese quali la CIT. La Valtur è addirittura già stata impresa partecipata pubblica e lo Stato ha continuato a fare da garante anche dopo aver terminato il suo ruolo di azionista (chissà perché...).

Ad un Governo di professori e di esperti di antitrust, non possono sfuggire le conseguenze perverse che aiuti di Stato, nei confronti di una singola azienda, possono causare a tutto il settore. Un aspetto sicuramente importante è invece quello di aiutare i lavoratori coinvolti in questa vicenda a trovare una valida collocazione laddove non si realizzi l'ipotizzata cessione dell'azienda; in questo caso, sicuramente, si potrebbero incentivare le assunzioni del personale, garantendo proporzionali sgravi fiscali che costerebbero comunque molto meno alle casse dello Stato.

Dall'attuale Governo ci è stata promessa una "fase due" che eliminerà gli sprechi e che condurrà il nostro Paese ad uno stato di maggiore equità. Il caso Valtur potrebbe essere un buon inizio per dimostrare che le cose stanno cambiando veramente.

Ringrazio e rivolgo i migliori auguri al Governo affinché possa fare del 2012 un anno che tutti potremo ricordare come quello in cui ci sentiremo più attori, e non solo spettatori passivi, e nel quale verranno a tutti riconosciute pari opportunità.

Roberto Corbella